Regia di Alberto Bevilacqua vedi scheda film
Questa specie d'amore ricevette il David di Donatello 1972 come miglior film, ex aequo con La classe operaia va in paradiso (peraltro trionfatore a Cannes): c'è di che rimanere allibiti. Perchè si tratta di un lavoro piuttosto mediocre, realizzato da un regista inesperto, qui al suo secondo film, e con una trama prolissa, lenta, quasi masturbatoria. Ecco invece dove stanno le ragioni del successo di quest'opera caduta immediatamente nel dimenticatoio (e a ragione): un Tognazzi sbrigliato che interpreta due ruoli - padre e figlio - piuttosto differenti ed entrambi chiaramente riusciti (non avendo alcuna direzione e potendo giocare dal fuoriclasse che è); e la produzione di Cecchi Gori che non bada a spese: oltre al citato Tognazzi e a un paio di star internazionali nel cast (Fernando Rey e Jean Seberg), troviamo Ennio Morricone a occuparsi della colonna sonora (dignitosa, senz'altro), la fotografia di Roberto Gerardi (Matrimonio all'italiana di De Sica, ma anche a fianco di Damiani, Lattuada, Festa Campanile) e il montaggio di Alberto Gallitti, già più volte accanto a Dino Risi. Tratto da un romanzo del 1966 firmato dallo stesso regista e sceneggiatore, Questa specie d'amore ricalca i soliti luoghi comuni di Bevilacqua, certo non banali di per sè, ma alla lunga stancanti: la provincia verace (emiliana, meglio ancora se proprio la sua adorata Parma), la coppia male assortita e in perenne conflitto, soprattutto sul piano psicologico, nonchè i riflessi sociali di tale conflitto. Ben poco da ricordare. 4,5/10.
Federico, benestante di mezza età, è in crisi: non nasconde più alla moglie, nè al padre di lei, di essersi sposato per migliorare la propria posizione sociale, e se ne fugge nella natìa Parma, presso il vecchio, ma ancora piuttosto arzillo, padre.
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