Regia di Walter Santesso vedi scheda film
Teo ha undici anni ed è cresciuto in campagna con la nonna. Un giorno sua madre decide di prenderlo con sé in città e per il piccolo comincia un periodo di adattamento piuttosto drammatico: altri ritmi, altri ambienti, altri caratteri le persone che lo circondano, e ovviamente gli mancano la nonna e la sua coniglietta prediletta.
Poteva essere un film (comunque non memorabile, ma quantomeno) di discreto successo, se fosse uscito un paio di decenni prima: Il volo di Teo è una di quelle storie strappalacrime a oltranza con protagonista un bambino che tanto piacevano a produttori e pubblico negli anni Settanta; proposta nel 1992, la pellicola ottiene per forza di cose un riscontro molto limitato sia in sala che da parte della critica. Ed è difficile immaginare un impatto differente da questo, per l'ultima regia di Walter Santesso (proprio lui, il Paparazzo de La dolce vita). Il Nostro, anche autore della sceneggiature insieme a Ibello Borsetto e Daniele Stroppa, da un soggetto di Maria Cecconello, confeziona in maniera scolastica un prodottino certo volenteroso (il budget a disposizione è onestissimo) e desideroso di emozionare il pubblico più vasto tra dialoghi facilotti, personaggi non troppo definiti e una trama ovviamente imbottita di momenti patetici; il risultato è uno di quei cosiddetti lacrima movie che arriva fuori tempo massimo e ci offre persino un finale aperto all'ennesima potenza, nel quale il giovanissimo protagonista 'spicca il volo' in una chiave metaforica dall'interpretazione abbastanza ardita. Colpisce il volto di Maria Teresa Ruta, giovanissima, nel cast; al suo fianco tra i tanti Philippe Leroy, Maria Fiore, Barbara Cupisti, il già citato Stroppa e il piccolo Giulio Pampiglione. 3/10.
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