Regia di Raoul Walsh, Mario Bava vedi scheda film
La bella ebrea Ester è promessa sposa a un soldato; quando però la reclama per sè il re dei Persiani Assuero, pur combattuta, la ragazza decide di concederglisi. Così facendo però suscita l’ira del primo ministro ebraico Haman.
Uno degli ultimi lavori in una carriera quasi cinquantennale, quella del regista Raoul Walsh, Ester e il re (Esther and the king, titolo originale: notare come nella traduzione si perda un’acca del nome proprio) è un peplum/sandalone in piena regola che tenta di raccontare una leggenda biblica con una messa in scena sfarzosa – per la verità piuttosto poco, c’è tanta apparenza e molta meno sostanza – e rocambolesca, con esiti davvero modestissimi. Walsh, classe 1887, aveva già abbondantemente passato la settantina e presumibilmente per lui dirigere un film in Italia era considerabile solamente una vacanza di lavoro; a peggiorarne la situazione compare però la sua firma sul copione, insieme a quelle di Michael Elkins e, nella versione italiana, di Ennio De Concini. Già, la versione italiana: la pellicola, frutto della coproduzione fra Belpaese e Stati Uniti, è stata infatti rimaneggiata per il nostro mercato con tanto di intervento di vera e propria regia da parte di Mario Bava (si sostiene che abbia girato appositamente alcune scene aggiuntive), che si occupa d’altronde anche della fotografia. Altri nomi italiani nel cast sono quelli di Francesco Lavagnino, per le musiche (roboanti a dovere), Giorgio Giovannini (scenografie, discutibili) e, fra gli interpreti, Daniela Rocca, Rik Battaglia, Rosalba Neri, Sergio Fantoni e Gabriele Tinti; tutti questi insieme a protagonisti di fama internazionale come Joan Collins, Denis o’Dea e Richard Egan. 3,5/10.
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