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Un sogno chiamato Florida

Regia di Sean Baker vedi scheda film

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La recensione su Un sogno chiamato Florida

di Furetto60
7 stelle

Ottimo lavoro del regista Sean Baker, sontuosa interpretazione di Dafoe e sorprendente prova attoriale della piccolissima Brooklynn Prince.

Moonee, alias Prince. Scooty alias Christopher Rivera e Jancey ,Valeria Cotto,sono tre  vivacissimi bambini di circa sei anni, dall'animo innocente, ma già disincantato, che vivono nei sobborghi molto colorati, posti ai confini dorati di Disney World , nella degradata periferia di Orlando, Florida, vicina solo geograficamente alla capitale mondiale delle vacanze, ma lontana anni luce dal gioioso e spensierato benessere dei suoi parchi tematici,degli spettacoli e dei suoi lussuosi alberghi. Abitano nel Magic Castel Hotel, un modestissimo,complesso di motel popolato da una triste fauna umana, dove disperati e ragazze madri, riparano ivi, 'favoriti' da un affitto “amichevole”, che mandano avanti le loro disperate esistenze, ai limiti della povertà, un microcosmo squallido, in cui si sopravvive, stando letteralmente sulla soglia, senza una reale separazione tra interno e esterno,sempre sulla porta, continuamente aperta e chiusa,dove non esiste uno spazio veramente privato, così queste "larve umane"si muovono pigramente e mestamente, in questo teatro dell’assurdo, in locazioni tanto teoricamente temporanee, quanto praticamente, definitive a causa di problemi economici, sociali e quant’altro,un' umanità bassa, in bilico tra indigenza e alcolismo,tra pornografia e violenza, il litigio tra due vicine diventa una feroce colluttazione, non manca perfino il pedofilo di turno, in mezzo a disagi di ogni tipo e tanta miseria morale e umana.Tuttavia questi piccolissimi protagonisti, scugnizzi selvaggi, indomabili e irriverenti, scavezzacolli incalliti,che vivono la loro infanzia senza regole e senza limiti, per quanto immersi in un contesto di miseria e degrado, fatta di fast food, televisione di giorno e di notte,o qualche tuffo in piscina,riescono a trasformarlo con la loro verve e la naturale fantasia, in una meravigliosa dimensione di avventura, di giochi e di burla e cosi attraverso i loro occhi, vediamo ciò che succede intorno a loro. Scenette, istantanee, nessun evento particolare, ma un susseguirsi di situazioni, tra dramma e farsa. Così, le loro vacanze estive, sono occasione per piccole scorribande,  mentre gli adulti si dibattono e arrabattano ,tra ignoranza e degrado, non hanno un lavoro stabile, campano alla giornata, bevono e fumano tanto. In particolare la giovane mamma di Moonee, Halley alias Bria Vinaite,che si pone eternamente sul labile crinale, tra legalità e illegalità, una vita dura e ruvida, superficiale ma tutt'altro che spensierata, che la costringe a vivere di espedienti, a vendere profumi in un posteggio, a prostituirsi, o  addirittura a rubare e a compiere piccole truffe, ma c’è soprattutto il "manager"Bobby,alias Defoe, intorno al quale ruota la storia, ma anche " focus" di tutta questa realtà precaria, il saggio moderatore e mediatore,colui che vigila e gestisce, depositario dei segreti di ciascuno di loro. Mentre amministra il motel, cerca di affrontare alla men peggio, tutti i problemi che assillano i coloriti abitanti del plesso, Bobby continuamente tirato dentro,  ma al contempo estromesso, è il factotum equilibrato e paziente che,scruta attraverso i monitor la situazione, intervenendo quando è necessario , l’unico a saper gestire le situazioni, a proteggere i bambini, a fare in modo che, malgrado tutto possano crescere. Lo sguardo di Sean Baker è da sempre rivolto ai “peones”,agli ultimi,agli scarti di una società in cui, non ci sarà mai spazio e futuro  per loro,dunque l’eccessivo didascalismo,che spesso caratterizza la messa in scena, è perfettamente funzionale al disegno complessivo.Il regista, che è anche il montatore e lo sceneggiatore, è animato da intenti pedagocici lusinghieri,possiede una perfetta padronanza del mezzo tecnico e del linguaggio,in più ha una grande capacità di compenetrazione del punto di vista dei bambini, così come è evidente l’empatia del cineasta nei confronti dei suoi personaggi, perfetta la direzione degli attori: Willem Dafoe giganteggia, ma è la prova attoriale della piccola e bravissima protagonista,Brooklynn Prince, 7 anni, ad essere veramente sorprendente.

 



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