Regia di Antonello Branca vedi scheda film
Cinema verità, ma nel senso più concreto e disarmante, più crudo possibile: le storie di Filomena e Antonio sono terrificanti esempi di come la realtà nasconda spaccati di vita quotidiani al limite della sopportazione, di come facciano parte della 'normalità' anche persone dall'esistenza altamente problematica. La dipendenza dall'eroina è stato un flagello degli anni Settanta italiani (e non solo, ma quello fu un contesto particolarmente florido per la sua diffusione) e la maniera in cui Antonello Branca interviene sull'argomento - a gamba tesa, si potrebbe dire con una metafora calcistica, cioè senza giri di parole e affidando la narrazione alle parole degli stessi protagonisti dell'indagine - è vigorosa e in un certo senso anche coraggiosa, poichè va a sfidare un tabù come quello delle droghe (pesanti) in un periodo e in un Paese ancora lontano dall'essere pronto a un dibattito serio sulla materia (e, Ndr, non lo è neppure 4 decenni esatti dopo, quando viene scritto questo testo). Girato in un bianco e nero scarno, ma efficace; la voce off compare di tanto in tanto come raccordo fra le varie sequenze-interviste; durata limitata a poco più di un'ora. Branca è sempre stato regista attento all'attualità e alla questione sociale; già attivo in Rai (lavorò anche nell'inchiesta, a TV7) e in terra americana, dove si era occupato di rivolte studentesche e questioni razziali. 4,5/10.
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