Regia di Santiago Mitre vedi scheda film
"Il presidente" dell'Argentina Hernan Blanco era atteso ad un summit tra le montagne del Cile. Vi partecipavano i paesi del Sud America ed il Messico. Il capo di Stato brasiliano era il leader della convention e, nell'ora in cui i paesi neolatini erano chiamati a costituire un organismo sovranazionale che inglobasse i paesi dell'area, la sua presidenza sembrava cosa certa. Il Messico, però, non appoggiava la candidatura brasiliana e nella persona del presidente Sastre cercava, perciò, di sparigliare le carte contattando Hernan Blanco, uno che sulla trasparenza aveva fatto la campagna elettorale che gli aveva regalato, da poco, la Casa Rosada. Sastre era sicuro di potersi servire del vecchio amico per eliminare il rivale e garantire al proprio paese una maggiore influenza sull'area. Il presidente bianco, onesto e senza macchia poteva davvero contare su un passato candido quanto il cognome? Osteggiato per una presunta tempra remissiva, Blanco, come riportavano i radiogiornali e i detrattori, non sembrava avere le palle per competere con i grandi del continente e dettare le condizioni dell'accordo per favorire il proprio paese. Irreprensibile vedovo, senza scheletri nell'armadio, doveva, anche, tenersi al riparo da uno scandalo politico di cui era protagonista l'ex genero. La figlia, invece, alquanto instabile emotivamente era sul punto di far precipitare le cose. Ancora infatuata dell'ex marito, era pronta a calpestare le ambizioni paterne rivelando, forse, informazioni spiacevoli. Perciò era stata prelevata dell'entourage del Presidente e portata nella Cordillera cilena perché non potesse nuocere, in patria, durante un summit così delicato per tutti.
"La Cordillera" di Santiago Mitre gioca bene le sue carte finché si mantiene negli spazi angusti di una aereo, di un'auto presidenziale, di una camera d'albergo. Le luci di Javier Julia gettano ombra sulle figure politiche, sui fidi collaboratori di Blanco e sulla figlia Marina. Il film si regge sui dialoghi efficaci tra i protagonisti che gettano fumo, non svelano alcunché della figura presidenziale ma nemmeno coprono la verità con una patina di comode menzogne. Un incidente misterioso accorso alla figlia di Hernan e il consulto di un valente psicoterapeuta cileno sembrano scoperchiare il vaso di omissioni e bugie che avviluppano Blanco. Si ha la sensazione che le ridicole affermazioni di Marina, sottoposta ad ipnosi dal dottor Garcia per stabilire il motivo di un gesto tanto pericoloso quanto oramai alieno ad una mente senza più memoria, siano il frutto di verità taciute e sepolte da tempo immemore. Santiago Mitre si avvale dei suoi personaggi per gettare ombra sul passato del protagonista. Il suo Presidente non è così ingenuo come sembra oppure la figlia è fuori di testa? Nel susseguirsi di guai personali, i cui contraccolpi sono mitigati da uno staff che non vede, non sente e non parla, Blanco si dimostra per quello che è ovvero un uomo scaltro e manipolatore in grado di sfruttare a proprio vantaggio il suo ruolo politico e dare un impulso alla propria carriera internazionale.
Gli sceneggiatori Santiago Mitre e Mariano Llinaás maneggiano bene la materia offrendo un plausibile schema di compromessi e giochetti politici che fanno impazzire l'ago della bussola che una tavola rotonda circondata da uomini di potere rappresenta. Mi risulta incomprensibile il colloquio tra Blanco e l'emissario americano mandato a Santiago per negoziare un accordo che rompa le uova nel paniere del Brasile. Recitato in inglese (senza sottotitoli) confonde le idee a chi non conosce abbastanza la lingua del diplomatico. Non si capisce se Mitre voglia impedire allo spettatore di capire pienamente il tema dell'incontro o se si tratti di una svista della piattaforma streaming. La sfera privata del capo di stato argentino viene scolpita dalla presenza della figlia Marina ma ogni parola uscita dalla sua bocca rimane il un limbo di incertezza cosicché tutti i quesiti che nascono dalle sedute di ipnosi rimangono senza risposta. Si rimane con il dubbio. Verità o invenzione? Alla lunga stanca un pò tutto questo fumo che brucia gli occhi. Impegnati a tossicchiare per le aspre volute che impediscono di quantificare le responsabilità di Blanco nei mali interiori di Marina, si arriva alla fine senza aver fatto chiarezza su morti presunte, morti sospette, fatti che, probabilmente, hanno conferito ad un uomo mite una tempra ben diversa da quella palesata in pubblico.
Il vero Blanco era, forse, più simile alle nevi fredde e raggelanti delle strade andine, e la sua temperatura si misurava, con maggior precisione, al cospetto di un burocrate americano che, in una tasca dell'impeccabile giacca, portava un blocchetto di assegni, per l'appunto, in "blanco".
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