Regia di Santiago Mitre vedi scheda film
CANNES 70 - UN CERTAIN REGARD - TFF 35 - FESTA MOBILE - CINEMA OLTRECONFINE
Un summit inerente la produzione e la gestione delle risorse di petrolio tra i paesi dell'America Centro Meridionale, sta per essere inaugurato tra le vette innevate della cordigliera cilena. Hernan Blanco è il nuovo presidente argentino e questo summit celebra ufficialmente il suo ingresso nei meandri della nuova prestigiosa carica di primo cittadino. Blanco è un uomo che, fino ad ora, è rimasto sempre lontano dai riflettori, quasi a suffragare una vita immacolata tra famiglia ed impegno civile e politico.
Ma il suo staff è già alle prese con qualche voce che circola a proposito di false fatturazioni e spese a carico della figlia del presidente e del marito di costei, ora separato ed allontanato dalla famiglia: circostanza che ha gettato nel panico e scombussolato psicologicamente la giovane donna che, in Cile pure lei, si appresta a raggiungere il padre in cima al comprensorio sciistico ove si tiene l'incontro tra i vertici di tutti i capi di stato sudamenricani.
Intanto tra i leader dei vari paesi, si va formando un'asse divisoria che separa principalmente le vedute del presidente brasiliano da quello messicano: in tale contesto l'Argentina risulta il terzo paese fulcro per importanza economica e densità di popolazione, e a Blanco spetta l'onere di decidere che ruolo ritagliarsi nel contesto di un incontro da cui dipende molto delle scelte strategiche di un lato meridionale di un continente da cui gli Usa dipendono in termini commerciali, a tal punto da mandare un loro referente in loco per mediare ogni negoziato (Christina Slater).
Ma i guai in famiglia non finiscono per il presidente Blanco, la cui figlia (la interpreta la già nota Dolores Fonzi, colei che fu "La patota"- Paulina, nel precedente film di Mitre) viene trovata svenuta dopo aver danneggiato la stanza dell'albergo, e per questo sottoposta ad una visita da parte di un eminente psicologo (l'attore feticcio di Larrain, Alfredo Castro).
In un clima di tensione reso più tangibile da un apporto musicale quasi da thriller, che celebra a dovere un incastro sottile di inquietudini che assediano la mente e la serenità del politico messo alle strette da intrighi e complotti familiari come politici, La cordillera si sviluppa come un teso feuilleton girato con classe e sorretto dalla presenza dei più illustri divi del cinema odierno centro e susamericano: Ricardo Darin, il protagonista, è da anni la star indiscussa del nuovo cinema argentino, e il suo presidente sa sprigionare un giusto mix tra fascino e sentore diabolico, lascinado nello spettatore un dubbio irrisolvibile circa la sua buona fede, o vicersa la sua bieca partecipazione ad ogni più losco intrico nel quale il suo nome minaccia di venire immischiato-
Lo affiancano, oltre ai già citati, la "nuova" diva cilena Paulina Garcia (quella di Gloria, successo inaspettato a livello mondiale e dalla canzone di Tozzi come refrain travolgente) e l'ispano-messicano Daniel Gimenez Cacho gia visto di recente in Zama della Martel (ed in moltissime altre pellicole).
La vita tutta tappe e meeting di un uomo che non possiede più nemmeno un istante di intimità e vive di discorsi preimpostati, di segretarie efficientissime che non lo mollano un attimo e di uno staff che gli suggerisce la miglior soluzione per uscire in piedi dal più insidioso tranello in cui possa invischiarsi un personaggio di spicco come il suo, si interseca al cospetto di atmosfera solenne resa ancora più imponente dai tratti titanici di una montagna senza mezze misure come sa esserlo quella estrema e sopraelevata della Cordillera sudamericana, costituisce una ragione in più per rendere il quarto film di Santiago Mitre, un'opera interessante e pure incalzante, nonostante l'ostentato controllo che la vicenda si sforza di mantenere, quasi ad accentuare la tensione di fondo che pervade lo spettatore.
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