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Il Presidente

Regia di Santiago Mitre vedi scheda film

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La recensione su Il Presidente

di supadany
5 stelle

Torino Film Festival 35 - Festa Mobile.

I vertici tra i leader mondiali sono all'ordine del giorno e di fronte a manifesti programmatici di primo piano, il più delle volte partoriscono il classico topolino. Peggio ancora, a volte vengono prese delle decisioni che pongono interrogativi inquietanti.

Bello o brutto che sia, dietro a ogni atto stipulato, c'è sempre una ragione, che forse è meglio non sapere.

Poco tempo dopo essersi insediato alla Presidenza della repubblica Argentina, Hernan Blanco (Ricardo Darin) è chiamato a partecipare a un fondamentale incontro tra i leader sudamericani. In un albergo disperso tra le Ande, si cerca un accordo comune sulle regole della produzione di petrolio, un affare che fa gola a tanti e che vede anche pressioni esterne, come quelle degli Stati Uniti, per mano di Dereck McKinley (Christian Slater).

Nel frattempo, Blanco ha un grosso problema con sua figlia Marina (Dolores Fonzi), che necessita di un intervento immediato e della convocazione di un terapista esperto in ipnosi (Alfredo Castro).

 

Ricardo Darín

La cordillera (2017): Ricardo Darín

 

Pubblico, per quanto fuori dalla portata comune, e privato sono mescolati nell'opera numero quattro di Santiago Mitre (Paulina), così come un presente con vista proiettata sul futuro e il passato sono obbligati a colloquiare tra loro.

Girato con assoluto rigore, La cordillera origlia nelle stanze dei bottoni e nelle camere da letto, riportando ciò che usualmente rimane precluso alla conoscenza di tutti i soggetti terzi. Il controllo sulla materia è garantito e la regia cerca di ovviare dalla staticità implicita alle due tematiche principali, con movimenti di camera sinuosi e calibrati.

Nonostante questa serie di caratteristiche garantisca una sintonia costante su una lunghezza d'onda stabilizzata, La cordillera non decolla mai, perennemente pregno di una discorsività piuttosto morigerata che raramente approda in lidi scardinanti.

L'unica digressione degna di menzione arriva da una seduta ipnotica che rispolvera il caro buon vecchio pendolo, con tanto di viaggio mentale correlato, cui fa seguito una doppia visione divergente - della figlia e del padre - tutta da valutare tra verità e menzogne.

Per il resto, gli intrighi internazionali sono presentati in modo molto più binario di quanto siamo indotti a credere e non c'è timore di sparare a zero sugli americani. Ciò detto, tutto il mondo é paese e le posizioni di ogni soggetto sono determinate semplicemente dalla legge del più forte, come nella giungla (chi più ha, più ottiene e ne vuole sempre di più).

Un ecosistema depauperato da ogni forma di fiducia, raccontato in una pellicola per lo più lineare, che anche nelle conclusioni non va molto oltre, procrastinando al futuro. D'altro canto, si parla pur sempre dei giri di una ruota indirizzata perennemente nel verso sbagliato.

Preciso nel suo diramarsi tra i tornanti e le turbolenze ma, come affermato da un personaggio, ragiona tanto di testa, escludendo quasi del tutto le palle e il cuore.

Accorto ma circoscritto.

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