Regia di Emimmo Salvi vedi scheda film
Nell'antichità un popolo, per non venire sottomesso a un tiranno, deve riscattarsi vincendo un torneo. Il prescelto per partecipare è il nerboruto Sindbad, che non solo si farà valere in tutti i suoi muscoli e in tutta la sua scaltrezza, ma conquisterà anche il cuore della bella nipote del tiranno.
Peplum in piena regola per Emimmo Salvi, già sceneggiatore di qualche operina minore e regista di analoghi prodotti alimentari a bassissimo budget come Vulcano, il figlio di Giove (1962) e Le sette fatiche di Alì Babà (1962, ancora). Scenografie di cartapesta o circa, costumi palesemente arrangiati alla meglio, dialoghi inverosimilmente retorici e sfoggio di muscoli: gli ingredienti ci sono tutti, complice anche la sceneggiatura che-non-porta-da-nessuna-parte firmata da Benito Ilforte e Sergio Tocci. Nel cast compaiono Dan Harrison (all'anagrafe noto come Bruno Piergentili), il protagonista, e poi Bella Cortez, Nat Coster/Luigi Tosi, Carla Calò e, in particine laterali, troviamo anche Bruno Carotenuto (figlio di Memmo, quindi nipote di Mario), Artemio Antonini e Renato Terra. Ma la vera star è l'americano Gordon Mitchell, sostanzialmente l'unico nome degno di qualche rilievo su tutti. Le idee sono poche e i mezzi probabilmente anche meno, per cui Salvi & co. devono arrangiarsi come riescono; d'altronde la pellicola nasce con poche pretese e va vista tenendo ben presente anche questo. A volere puntualizzare, infine, anche il ritmo non è eccelso, ma siamo pur sempre nelle mani di Emimmo Salvi. 2/10.
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