Regia di Matthew Vaughn vedi scheda film
Tornano i Kingsman, sempre con la stessa coppia d'eroi British, anche se qui, oltre alla nuova cattiva di Julienne Moore (che è meno riuscita di Samuel L. Jackson), compaiono dei cugini americani, cioè cowboy abbastanza villici, ma comunque abili nell'uso del lazo e nelle pistole.
Tornano i Kingsman, sempre con la stessa coppia d'eroi British della pellicola del 2014, anche se qui, oltre alla nuova cattiva di Julienne Moore (che è meno riuscita di Samuel L. Jackson, secondo me), compaiono dei cugini americani, cioè cowboy abbastanza villici, ma comunque abili nell'uso del lazo e nelle pistole, come Pedro Pascal e Channum Tatum. Fra ritorni clamorosi, guest-star a sorpresa (tipo Elton John, che fa sè stesso, ma in maniera così gigionesca da sembrare un Cristiano Malgioglio inglese, con tanto di piume e paillettes, Jeff Bridges e Halle Berry), nuove minacce e fidanzamenti con principesse, abbastanza inutili, la saga prosegue presentando i difetti di gran parte dei capitoli due. Colin Firth, però è sempre grandioso, ma pure Pedro Pascal si fa notare. Il film del 2014 era carino, divertente, sfizioso, anche se gli eroi inglesi che ricordo io (Roger Moore e Patrick MacNee) erano invincibili, ma non la buttavano mai nella parolaccia, come il comunque ben vestitoTaron Egerton, né facevano stragi sanguonolenti alla Quentin Tarantino. Erano, in poche parole, signori dentro e fuori, degli eroi da ammrare in tutto. Questo film è la saga dell'esagerazione che, in teoria, doveva anche lanciare lo spin-off dei super-cowboy americani capeggiati da Channing Tatum. Meno male che non l'hanno girato, bastano i super-agenti inglesi, dove ha persino la super-scena Mark Strong, il Merlino della storia. Dicevo della super-esagerazione del prodotto, che pecca nell'antagonista principale di Egerton, che non è certo Sofia Bautella del primo, ma un cafone toro da monta degno del gigione Jeff Bridges che fa il capo delle spie buoine americane. Halle Berry praticamente inutile, più divertente Julienne Moore, ma il brutto che, pure questa, essendo la cattiva della storia, non è Samuel L. Jackson che balbetta. Il primo film non è che mi avesse entusiasmato, ma almeno brilla rispetto a questo, che è la saga del già visto. Una modesta fotocopia del secondo men in black.
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