Regia di Giacomo Campiotti vedi scheda film
Dantès insegna,che giunti al compimento di una vendetta si perda il senso anche della stessa,e chi pensasse di riguadagnare quel che aveva sentito leso,va incontro ad un'amara delusione.Il mercante d'arte Gabriele,italiano a Parigi,ha una vita facoltosa,va al lavoro con l'autista e vive in un appartamento hi-tech,ma si tiene a distanza dagli altri,e d'improvviso torna nei luoghi natali,sul lago di Como,per mettere in atto una macchinazione che dia il colpo di grazia a chi,via via che scorrono i flashback che punteggiano la vicenda,lo ha allontanato e gli ha reso il passato un macigno da reggere:figlio illegittimo di un ricco industriale,con madre che muore nel dare alla luce il secondo genito,viene accolto nella villa paterna con scherno,invidia e gelosia dai fratellastri,e con lo scorrere degli anni le cose non potranno che peggiorare.Campiotti gira il suo secondo lavoro,il più celebre,prima di un lungo stop, e poi intraprendere una carriera televisiva,come molti suoi colleghi della sua generazione,con una coproduzione italo-franco-inglese, con nomi importanti ed una buona mano illustrativa,fidando fin troppo nelle capacità deduttive dello spettatore,infatti insistendo fin troppo con ellissi narrative un pò azzardate,ma costruendo un melodramma degno,ben recitato soprattutto da un Bentivoglio che infonde charme e smarrimento al proprio personaggio mentre va sia alla ricerca di tracce del proprio passato,sia ordendo la trappola per coloro che non sa perdonare.Pur convincendo quasi del tutto,rimane un'opera interessante e costruita con eleganza,ma senza freddezza,trovando nella conclusione un senso dumasiano,appunto,che imprime tutt'un altro verso al film.
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