Regia di Garibaldi Serra Caracciolo vedi scheda film
Quasi-capolavoro del trash, La settima tomba è rimasto per lunghi decenni un oggetto misterioso del cinema nostrano, introvabile anche per i più accaniti cultori del genere e della serie Z. Riemerso in rete grazie a un provvidenziale tvrip nell'era di internet, il film lascia davvero a desiderare come la sua vaga fama - e il suo titolo banalotto - fanno intuire: un prodottino miserrimo realizzato frettolosamente con interpreti non professionisti in larga parte, predominanza netta di interni, scene e costumi e luci un tanto al chilo, dialoghi e svolgimento della trama del tutto approssimativi. Sostanzialmente un gotico privo di appeal che ricalca la solita storia di castelli infestati, eredità letali e brividi vari, ma senza ritmo, nè tensione: in pratica un fallimento. Quasi-capolavoro perchè la pellicola in fin dei conti non offre momenti palesemente sbracati o inverosimili al limite del ridicolo, ma soltanto una grande mole di incompetenza tecnica e artistica. D'altronde il regista, indubbiamente a disagio nel suo ruolo, è un debuttante dal nome invano altisonante; dietro allo pseudonimo anglofono Finney Cliff si cela infatti lo sconosciuto Garibaldi Serra Caracciolo, alla sua opera prima e ultima; gli si possono perdonare le imperfezioni, ma talvolta la sua mano va giù pesante, ben oltre la definizione di imperfezione e verso quella di vero e proprio danno. Stefania Nelli, Armand Warnar, John Anderson, Germaine Gesny, Edward Barret, Robert Sullivan: veri o falsi che siano, questi nomi - quelli dei principali componenti del cast - non dicono nulla; gli unici di una qualche risonanza sono quelli di Nando Angelini (accreditato come Fernand Angels) e di Gianni Dei (John Day). Giusto per dire qualcosa di positivo, quantomeno la buona volontà pare esserci. 2/10.
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