Regia di Leonardo Di Costanzo vedi scheda film
La lotta di una donna tenace per non sbarrare la porta del suo centro di accoglienza alla moglie e alla figlia di un camorrista, bisognose di assistenza. Il concetto di aiuto e tolleranza che rifiutano preconcetti e calcoli politici che mirino a conseguire facili consensi di massa. Un film maturo che riflette sul senso di giustizia e mutuo soccorso
CANNES 70 - QUINZAINE DES REALISATEURS
Nei quartieri periferici di Napoli, una tenace donna magra, ma infaticabile, la apparentemente spigolosa Giovanna, porta avanti con successo, costanza 9e buon riscontro di utenti, un centro sociale particolarmente attento alla gioventù, ove si svolgono attività ricreative, di assistenza sociale e mutualistica, produzione e coltivazione di propri prodotti della terra e, talvolta, centro di primaria assistenza per diseredati e senza tetto.
Il giorno in cui Giovanna si presta, senza esitazione né preconcetto alcuni, a dare asilo alla giovane, bella e pure apparrntemente altezzosa moglie di un giovane camorrista arrestato nei pressi della comune, e principale indiziato di un omicidio di un innocente scambiato per un boss, ecco che sulla donna si concentrano malumori, pregiudizi e cattivi pensieri da parte di quella stessa comunità a favore della quale la donna ha da decenni tenacemente combattuto.
Pure la tanto desiderata e preparata festa dei bambini viene spregiudicata, poi letteralmente cancellata dal programma, e tutto il meritevole progetto di una vita pare essere giunto ad un bivio cruciale.
Leonardo di Costanzo torna ad occuparsi di problematiche sociali nell'ambito di un cinema verità che si estende alle riflessioni sui pregiudizi ai preconcetti che anche le classi sociali più bisognose provano ogni qualvolta si sentano minacciate dal loro stesso ceto di appartenenza, ma deviato e dal quale sono riusciti dopo mille ostacoli ad allontanarsi, rifuggendolo.
Il lavoro strenuo e continuativo di Giovanna diventa pertanto una missione di vita per la donna, che non si arrende nemmeno quando è la giustizia ad additarla come irresponsabile o ingenua.
Di Costanzo costruisce, con una solida tenuta narrativa ed un occhio documentaristico inscindibile al racconto, un film nobile incentrato su un vero progetto di vita a cui mai e poi mai la donna potrebbe rinunciare, per non incorrere in un fallimento che costituirebbe anche e soprattutto una occasione clamorosa per rinnegare un proprio principio di vita; quasi una dolorosa rinunzia ai valori fondamentali per cui, secondo Giovanna, vale la pena di vivere, combattete, tutelando il prossimo che se lo merita e pare afflitto da circostanze esterne inequivocabili.
Il film lucido e schietto, sa evitare toni inutilmente enfatici o svianti retoriche senza costrutto, restando concentrato sulla tematica del confronto tra chi pensa a tutelare gli innocenti e i deboli, e chi pensa la medesima cosa, ma sa andare oltre la più ottusa macchina burocratica e legislativa che si ferma laddove una disposizione di legge generica fissa un limite od un divieto che non sa andare oltre le singole particolarità e sfaccettature, addentro alle quali solo buon senso e saggezza possono intervenire con cognizione di causa.
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