Regia di Ingmar Bergman vedi scheda film
versione bim non censurata e con illuminanti differenze tra la versione italiana del tempo e quella originale restaurata con l'aiuto del cinema ritrovato bolognese. due sorelle di ritorno da una villeggiatura si fermano nell'hotel di una città a causa dell'aggravarsi della malattia di ester(thulin). ovunque ci sono segnali allarmanti di una movimentazione militare. convogli carichi di carriarmati. un carroarmato che circola per le vie deserte che comicamente deve fare manovre azzardate per poter passare nelle viuzze del centro intorno alla chiesa. il caldo soffocante non fa che peggiorare la situazione. la situazione filmica è talmente carica che sembra quasi un imitatore di bergman. i corridoi vuoti del grande hotel vuoto. la lingua sconosciuta alle sorelle. in questa forzata sosta le due donne sono costrette ad un confronto terminale che sembra rimandato da troppo tempo e che da troppo tempo invece ha bisogno di un chiarimento. anna(gunnel lindblom) comincia ad uscire dalla stanza d'hotel alla ricerca di avventure sessuali. ester rimane nella stanza ad ubriacarsi con super alcolici locali e a struggersi per la sorella senza sosta. arriva a chiedere a dio di farla almeno morire a casa sua, così esiliata in un non-luogo, in una terra lontana gravata da una guerra in preparazione, distrutta dal silenzio di una vita che la fa allontanare dalla sorella e la fa odiare dalla sorella. come in altri film del regista le derive horror soprattutto della fotografia sono sempre presenti. così come i confronti dettagliati dei visi. prima l'una di fronte e l'altra di lato, o viceversa, dettagli di uno stesso gene che lottano strenuamente per l'indipendenza. ovviamente le performances degli attori e delle attrici protagoniste in primis devono essere supreme, e anche qui lo sono. addirittura c'è un primo piano della thulin intenta a fare smorfie di dolore, miste a rabbia in cui la somiglianza con la lindblom non è solo suggerita dalla suggestione, bensì è reale. non c'è trucco cinematografico. le deformazioni dell'ottima thulin sono lon-chainey-eanamente reali. lì da vedere. anche la lindblom ha le sue scene madri, come nell'azzardatissimo amplesso finale col cameriere del bar. certo si può capire benissimo perchè in un paese come l'italia questo film venisse massacrato giocosamente dalla censura. oltre ai nudi, agli amplessi bestiali, all'automasturbazione della thulin, ci sono i dialoghi che portano a spostare l'asse del film in una zona poco chiara. la thulin non è la deviata che la versione italiana vuole portare a far credere che sia, bensì una donna che negli anni sessanta cerca un'alternativa alla miserevole condizione della donna. la stessa condizione della sorella che si sente perennemente giudicata e oppressa dal suo essere costantemente snob e giudicante e che la fa sentire umiliata. un film difficile e non accomodante nemmeno oggi che ovviamente la censura e la chiesa non poteva permettere passasse incolume. il pubblico andava protetto da certe affermazioni.
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