Regia di Salvo Ficarra, Valentino Picone vedi scheda film
Un apologo sull'onestà e la legalità da parte di due attori e registi che però non ci credono più.
Mi ci sono imbattuto per caso, e altrimenti non poteva essere. Dunque, intanto secondo me il film rappresenta un visibile progresso rispetto a "Il 7 e l'8", che avevo trovato insostenibile. Ma che dire del film in sé?
Per una prima metà vola rasoterra, ma vola, e mi sono quasi stupito che evitasse certe bassezze e certi cinismi, ma riuscisse a raccontare con ironia, benché pesante, certi costumi sociali e politici del nostro paese. Nella seconda metà, invece, la grana si fa più grossa, l'ironia sfuma a favore di un umorismo cinico e greve che non mi fa ridere, in certi passi la marcia scappa fuori e il motore va su di giri (ma a vuoto). La tentazione di strafare ha avuto la meglio, e ha sconquassato quel poco di buono che avevano messo giù. E poi la battuta che Barabba sarebbe migliore di Gesù Cristo, o certe storpiature delle preghiere in chiesa non se li dovevano permettere.
Tornando ai pregi, la prima parte con la campagna elettorale, il ritratto di tanti personaggi del paese, e la caratterizzazione del sindaco corrotto sono riusciti. Anche certe battute verbali non sono male. Ma si ha sempre la sensazione di un cavallo che scalcia, e che prima o poi disarcionerà il poco convinto domatore. Anche il sindaco onesto è caratterizzato in modo interessante, perché scevro da retorica, e perché non ricalca nessun personaggio politico reale (mentre l'altro sindaco cinquanta o cento).
Poi, a giudicare dal finale, vengono tanti dubbi sul senso ultimo della pellicola, e sul pensiero dei suo dei suoi creatori. Il film auspica un cambio di mentalità, nonostante le difficoltà che inizialmente comporterebbe, oppure ne sancisce l'impossibilità con una grassa risata?
In generale, nonostante il ritmo veloce e l'impegno che vi si vede, lo definirei un film superficiale, che non sa cosa sia l'arguzia e l'ironia leggera. Allo stesso tema aveva pensato tanti anni prima, e meglio di Ficarra e Picone, Dino Risi, con "In nome del popolo italiano". Da un po' di anni, quando sento dire di un film italiano "commedia", storco il naso fin da subito. E quasi mai mi sbaglio.
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