Regia di Salvo Ficarra, Valentino Picone vedi scheda film
Ficarra e Picone, giunti alla quinta apparizione cinematografica da attori e registi, firmano una commedia satirica amara e disincantata, una denuncia impietosa della morte della democrazia e della società civile, che non lascia scampo a nessuna speranza di redenzione.
Il pittoresco paesino di Pietrammare è in subbuglio per le imminenti elezioni comunali che vedono sfidarsi da una parte il corrotto veterano Geatano Patané e dell’altra l’onesto professore Pierpaolo Natoli. Complice un’indagine che mette in luce i loschi affari del primo e un generale clima di stanchezza, disillusione e voglia di cambiamento, sarà proprio l’esordiente a vincere. Ma quando il neo sindaco inizia ad emanare una serie di provvedimenti che regolano e puniscono le piccole e grandi scorrettezze compiute dai cittadini, questi ultimi, chi più chi meno colpito dall’apparente restringimento delle proprie libertà, inizieranno a rimpiangere la vecchia situazione, pur con tutti i suoi mali. E così il suo mandato durerà quanto l'ora legale.
Ficarra e Picone, giunti alla quinta apparizione cinematografica da attori e registi, firmano una commedia satirica amara e disincantata, una denuncia impietosa della morte della democrazia e della società civile, che non lascia scampo a nessuna speranza di redenzione. Si ridacchia a denti stretti, ci si indigna riconoscendo o riconoscendosi più che altro, in alcuni dei personaggi che sfilano per le vie dell’immaginaria cittadina durante i 90 minuti del film, uomini e donne chiusi nei propri piccoli mondi e interessi, incapaci di comprendere il valore di rinunciare ad una piccola parte del proprio egoismo per il bene comune, per far funzionare meglio le cose.
L’argomento è quanto mai attuale e serio, con uno sguardo attento a citare e attingere anche dalla cronaca più recente, ma come di consueto i toni adottati dal duo palermitano per raccontare il tutto sono spesso farseschi, salvo qualche breve momento di sentimento, comunque molto meno ristretto e contenuto rispetto ad esempio a quanto osato dal loro concittadino Pif.
Nessuno dei due comici abbandona il proprio consolidato ruolo - scaltro e strafottente Ficarra, ingenuo e morigerato Picone – e il cast di contorno, in cui si segnalano Leo Gullotta nei panni inediti dell’ambiguo parroco del paese, Antonio Catania e Sergio Friscia improbabili vigili urbani, oltre a Tony Sperandeo che interpreta il malavitoso sindaco uscente, offre il proprio supporto con misura e simpatia.
Si loda l’impegno e il coraggio, anche se non mancano alcune ingenuità di fondo (mi sono chiesta più volte dove fosse il consiglio comunale, dato che mai è stato citato ogni qual volta veniva approvata una nuova norma) e si avverte una certa prevedibilità nell’andamento delle vicende che conducono al finale.
Un realistico ritratto di Italia che comunque fa riflettere e stizzire.
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