Regia di Salvo Ficarra, Valentino Picone vedi scheda film
In un paesino siciliano viene eletto un sindaco onesto e difensore della legalità. In molti si disperano pensando ai favori che solitamente ottenevano dai precedenti sindaci in cambio del voto e che ora non possono più ricevere. L'unica maniera per ritornare al vecchio sistema sarà quindi cercare di dimostrare che anche il nuovo sindaco è disonesto e costringerlo a dimettersi.
In parallelo alle vicende di Virginia Raggi, primo sindaco pentastellato della Capitale, ecco che arriva questa pellicola nella quale in un paesino siculo viene eletto un primo cittadino paladino della legalità a oltranza e, proprio come la Raggi, l'uomo finisce ben presto travolto dagli scandali (in proporzione debita, naturalmente) con l'unica possibilità coerente e onesta di dimettersi. Il richiamo è fortemente voluto: tutto il film è impostato - pur cambiando nomi, volti e nomi dei partiti - sulla contemporanea situazione politica italiana e in primo piano c'è la questione morale che da qualche anno imperversa su quotidiani, telegiornali e internet. Nessuna sorpresa la scelta (pericolosamente) qualunquista di affidare all'inevitabile lieto fine il ripristino dello status quo precedente all'irruzione dell'ondata legalitaria in politica; in fin dei conti i toni da Bagaglino - è tutto un magna magna, sono tutti uguali, gli italiani non cambieranno mai... - sono i più digeribili per il grande pubblico a cui Ficarra & Picone aspirano. Ma il valore satirico di fondo della trama, in questo modo, si disperde irreparabilmente. Impegnati anche in veste di registi, i due comici siciliani risultano inoltre autori della sceneggiatura insieme a Edoardo De Angelis, Nicola Guaglianone e Fabrizio Testini, mentre in scena sono affiancati da, fra gli altri, Leo Gullotta, Tony Sperandeo, Francesco Benigno, Antonio Catania, Vincenzo Amato, Sergio Friscia e Gaetano Bruno. Un prodotto meno brillante del solito per F&P, comunque coppia fra le più affiatate del cinema leggero di questo periodo. 2,5/10.
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