Regia di Salvo Ficarra, Valentino Picone vedi scheda film
L'ultimo film di Ficarra e Picone fa riflettere più che ridere.
Nella città di Termini Imerese (Pietrammare, nel film), piccolo comune della provincia di Palermo, i cittadini, stanchi dell’immondizia nelle strade, dell’inefficienza degli uffici pubblici, dei “lavoratori” abusivi che dettano legge, votano come nuovo sindaco Pierpaolo Natoli, che promette un rinnovamento nel rispetto delle regole che avrebbero dovuto esserci da sempre, ma che fino a quel momento non c’erano mai realmente state.
Con Natoli, il quale, il film lascia intendere, ha vinto non per una reale volontà di cambiamento dei cittadini, ma perché a pochi giorni dall’elezione il suo concorrente, il precedente sindaco Gaetano Patanè, viene indagato per essersi acquistato (letteralmente, a colpi di sacchetti della spesa) i voti; con Natoli, dicevo, inizia una nuova era, o meglio una nuova ora.
Un’ora legale, che butta giù i palazzi abusivi, che scaccia i posteggiatori illegali, che, nello sconcerto generale, non lascia posto alle raccomandazioni né ai favori, neanche verso i parenti.
E, direte voi, i cittadini furono entusiasti di questo vero cambiamento verso la legalità, della bellezza di una piazza pedonale, che richiama la perfezione di quelle di certi paesi dell’Europa del nord, e che alla bruttura dei sacchi dell’immondizia sostituisce la bellezza del verde e dei fiori. Ma no, non sarete mica così ingenui! Non potete crederci e infatti il film non tenta nemmeno per un secondo, nemmeno in un fantastico (nel senso di fantasy) lieto fine, a proporre questo scenario, irridendo anzi ai pochi tentativi di far nascere una vera coscienza civica nei cittadini, tentativi che forse altrove avrebbero funzionato, ma non in Italia e soprattutto non in Sicilia. No, non in Sicilia…
Ma, non volendo fare di tutta l’erba un fascio, parto dal film di Ficarra e Picone per parlare dell’unica realtà che conosco, e cioè quella palermitana.
E tristemente affermo che tutto quello che vedete raccontato nel film è vero. Laddove pensate ci siano delle esagerazioni funzionali al genere di film, purtroppo, vi dico, vi sbagliate. Iperrealistico, lo definirei. Senonché, la Treccani definisce l’iperrealismo “Così realistico da sembrare vero”, mentre ciò che succede nel film è “così realistico da sembrare finto”. Un “oltrearismo”, allora.
E camminando per Palermo ascoltereste commenti disgustati sullo stato di sporcizia in cui versa la città, ma nella stessa conversazione e dalla medesima persona, sentireste anche le lamentele sulla «camurrìa» di dover fare la raccolta differenziata. Il furbo della situazione risponderebbe, con la sua boria, che lui ha risolto mettendo tutto in un sacco e dandolo al suo amico che vive in una zona ancora senza differenziata… La mia fantastica città, piena di gente così astuta!
Il furbo e il lamentoso vanno ognuno verso la propria macchina, entrano, pronti a partire per tornare a casa, ma non prima di aver lasciato i 50 centesimi/1 euro al posteggiatore abusivo. Ma attenzione lui è un posteggiatore abusivo ONESTO. Ebbene sì, questa scritta capeggiava nel corteo di posteggiatori che non molto tempo fa sfilarono per la città, nel timore che, qualcuno simile a Natoli, li stesse “licenziando”.
Siamo quindi un popolo lamentoso e scaltro, ma onesto noi palermitani. Con un senso civico tutto nostro. Siamo speciali (come credo dica Picone durante il film). Abbiamo una concezione tutta nostra della legge. «La spiaggia è di tutti!», grida un uomo a cui stanno abbattendo la villa abusiva costruita sulla riva del mare. Devo stare a spiegare che «di tutti» significa che non è «mia»?
Una risata amarissima quella che provoca il film. Una sensazione devastante quella che ti lascia appena usciti dal cinema. Almeno questo vale per me, e spero vivamente per qualche altra persona. Perché purtroppo sono più che sicura che la maggioranza sarà rimasta amareggiata, ma avrà diretto l’amarezza verso «gli altri», verso questi palermitani incoerenti e scansafatiche, che però «non sono io».
Il mio voto è 10. Non mi interessa come è stato realizzato, recitato (non benissimo, tranne nel caso di Tony Sperandeo, un magnifico sindaco arrogante, tutto sorrisi) o diretto. La tematica è troppo “forte”, e mi ha toccato il cuore.
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