Regia di Salvo Ficarra, Valentino Picone vedi scheda film
Credo che fino ad ora Ficarra e Picone abbiano realizzato cinque lungometraggi impegnadovisi come registi, dei quali almeno tre son certo di averli visti, gli altri sinceramente non ci giurerei. Ma devo subito dire due cose. La prima è che questa coppia mi sta istintivamente simpatica. La seconda è che -posto che la loro attitudine alla regia è ondivaga e che le loro capacità a "dirigere" evidenziano discreti limiti- finora se la son sempre cavata raggiungendo almeno la sufficienza. E anche stavolta ne sono usciti con onore, mettendo in scena forse il migliore dei loro prodotti. Il cinema del duo F & P pur in presenza di una evidente debolezza e pur non essendo originalissimo, rappresenta però un refolo d'aria pura e genuina nel panorama mefitico della commedia comica nazionale. La loro carta vincente è un impagabile spiritaccio tra il naif e lo stralunato unito ad una semplicità espressiva che muove tenerezza nello spettatore (e diverte i bambini). Insomma fa piacere constatare che la commedia italiana non è in mano solo a chi sforna il panettone annuale o -peggio- alla volgare rozzezza dei Vanzina (ho sempre in mente Salemme che si scaccola nel caffè prima di servirlo in tavola). Ma per fortuna ti imbatti in una sorpresa come "Piuma" o in un piccolo capolavoro come l'opera seconda di Pif e all'improvviso ti rincuori. E stesso effetto me lo hanno fatto Ficarra e Picone con questa operina leggera ma divertente e frizzante quanto basta. Stavolta poi le gag (anzi "i" gag come qualcuno usa dire) sono declinate ad una critica politico-sociale certo in forma lieve ma tuttavia efficace nel suo racchiudere una morale non poco amara e perfino malinconica (incredibile, un film comico senza lieto fine). Non dobbiamo dimenticare che i due personaggi presero le mosse dalla tv di Zelig ma -attenzione- avendo l'accortezza di non restare prigionieri di alcun clichè nè tantomeno di qualsivoglia piacioneria televisiva. Perfino alla conduzione di per sè stereotipata di Striscia la Notizia riuscirono ad imporre il loro marchio di fabbrica, vale a dire una comicità surreale e stralunata che è indubbiamente la loro carta vincente. Come in questo film. Che ci parla dei mali che affliggono in questi anni (e in queste ore, aggiungerei) il nostro panorama politico e sociale, primi fra tutti la corruzione (leggi: illegalità diffusa) e il "nuovo" dilagante populismo. Siamo ai giorni nostri, sullo sfondo solare e assolato di Pietrammare, immaginario paesino siciliano dove un sindaco corrotto e vanaglorioso "regna" da anni incontrastato. Per intenderci una via di mezzo tra un antico democristiano e uno sfrontato forzitaliota. E' in corso la campagna elettorale in cui si affaccia raccogliendo crescenti consenso un politico onesto che par sicuro di ciò che promette: aria nuova e lotta al malaffare, agli intrighi e alla corruzione. In questo combattuto scenario i due cognati Ficarra e Picone, pur parenti, sono schierati in campagne elettorali di segno opposto. Anche se poi nel corso di una commedia con svolte narrative (nulla di impegnativo ma comunque divertenti) assistiamo a piu' d'un cambio di casacca, in nome di opportunismo e convenienza. Coi due protagonisti che con leggerezza e sciagurata disinvoltura cambiano schieramento quando percepiscono che loro convenga. E sullo sfondo una popolazione beota e sempre pronta a farsi trascinare da un vento populista che spira su tutto, condizionando pesantemente l'orientamento delle scelte, tanto che alla fine sarà proprio il populismo a trionfare, determinando la restaurazione del "si stava meglio quando si stava peggio". Un film che suscita il sorriso ma sotto la patina diffusa di commedia emerge una fotografia impietosa e quasi drammatica di un popolo che piu' che in cerca di onestà e libertà in realtà cerca solo un leader padrone che lo guidi, e se costui è un furbastro che insegue poteri e privilegi a loro sembra interessare ben poco. Bravi dunque Ficarra e Picone che sono giullari, pagliacci e commedianti ma rivelano un'intelligenza non comune mentre altri comici "col pedigree comunista" che a teatro recitano Benni al cinema portano poi solo commedie scontate e ridicole ("Non c'è piu' religione" giusto per non restar nel vago). Solo un accenno ad una manciata di bravi attori e caratteristi che si muovono sullo sfondo. Antonio Catania, Sergio Friscia, il mitico Tony Sperandeo e il leggendario Leo Gullotta, tutti molto efficaci. In definitiva, una commedia attualissima che -sotto l'aspetto farsesco- si svela molto piu' acuta e "cattiva" di quello che appare ad un primo sguardo.
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