Regia di Shion Sono vedi scheda film
Sembrerebbe un’opera minore ma non lo é; stupisce spiazzando ripetutamente lo spettatore, imprescindibile se si ama il Cinema di Shion Sono.
Anno 2016, esce, si fa per dire per noi occidentali, questo ‘Antiporno’ che, a causa del minutaggio limitato rispetto ai canoni di Sono, la produzione Nikkatsu: specializzata in pinku-eiga (sorta di softcore in salsa wasabi) e soprattutto per il titolo poteva sembrare un’opera minore e quindi, presumibilmente una pellicola ‘alimentare’ del maestro giapponese.
Dopo la visione risulta chiaro come tale pregiudizio fosse fuorviante: trattasi di opera complessa, colta e soprattutto profondamente ‘stratificata’.
La giovane artista Kioko vive in un coloratissimo loft in cui dipinge le sue opere e dove incontra le sue collaboratrici e sottoposte (anche se sarebbe più corretto denominare sottomesse).
Visiona ripetutamente un filmato in cui una giovanissima vestita da studente consuma un rapporto a terra con un coetaneo, tra le foglie di un bosco, ma soprattutto esalta la propria condizione libertaria rivendicando ossessivamente il bisogno di diventare una puttana (ricordate Guilty of Romance?).
Improvvisamente i ruoli si invertono ed il ‘colpo di teatro’ trasforma il prosceneo in un esercizio metacinematografico con una alternanza di sequenze dove la realtà e la finzione si confondono.
Dopo alcune pellicole che hanno risentito l’influenza del disastro ambientale causato dall’incidente di Fukushima, soprattutto ‘Land of hope’ e ‘Himizu’ e opere in cui l’autore ha voluto spaziare nei generi vedi ‘Tag’ e ‘Whispering star’, solo per citarne alcune della filmografia che si fa sempre più ricca ed eterogenea data la prolificitá di Sono, si rivedono i temi sulla carnalitá e l’amore deviato di qualche anno piú addietro.
Questi vanno a braccetto con un altro tema caro al maestro cioé una corrosiva critica della ‘Istituzione Famiglia’ che demolisce senza mezze misure a favore di un laicismo libertario e combattivo in cui si mette come emblema pregnante al centro dell’universo la prosaica corporalitá gioiosa e irriverente.
In un turbinio di colori, di musica classica e di perfezione formale nella messa in scena si consuma uno dei più riusciti capitoli della talentuosa carriera dell’acclamato regista giapponese che grazie al suo eclettismo ed a uno stile oramai riconoscibilissimo trasforma in oro tutto, o quasi, ciò che di filmico gli viene chiesto di produrre.
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