Accanto a quello lezioso ed edulcorato presente nelle sale esiste un cinema sporco e cattivo capace di affrontare i propri fantasmi senza vendere l’anima al diavolo. E’ il caso di titoli come “It follows” e “The Witch”, in assoluto due dei film più significativi dell’ultima produzione horror, messi in circolazione dopo mesi di esilio nel circuito delle visioni clandestine. Una sorte toccata anche a “The Void”, girato nel 2016 dai canadesi Jeremy Gillespie e Steven Kostanski e solo oggi approdato nel palinsesto delle uscite nazionali. Il fatto di essere finanziato dai responsabili del lungometraggio di David Eggers è la cartina di tornasole per capire le premesse di un progetto destinato per forza di cose a fare di necessità virtù. Un principio che si esplica nella scelte di concentrare l’azione in un unico luogo - l’ospedale isolato in cui ritroviamo il protagonista - e di sfruttare la scenografia messa a disposizione dall’ambiente, e, nella fattispecie, la vegetazione circostante alla struttura sanitaria. Senza considerare il fatto di concentrare la trama nel solo arco notturno e di fare dell’oscurità uno strumento espressivo pari a quello derivato dalla scelta di un’estetica volutamente archeologica, capace di trasformare la pochezza degli effetti speciali nella citazione a colleghi come John Carpenter e George Romero.
Con tale presupposto “The Void” si affaccia alla realtà, trasfigurando la decadenzadei costumi in quella dei corpi, deformati dagli esperimenti del cattivo di turno. Non privo di allusioni sociologiche che rimandano alla paura del contagio, presente nel modo con cui il virus letale si trasmette da un personaggio all’altro, e, ancora, nella scelta di associare ciò che è disumano alle vestigia del famigerato ku kux klan, ricordato nelle uniforme indossate dagli accoliti che impediscono ai protagonisti di fuggire dall’ospedale dove si svolge la carneficina. Diremmo comunque il falso se mettessimo “The Void” sullo stesso piano del film menzionati, poiché il lavoro di Gillespie e Kostanski è tutt’altro che esente da difetti. Ad apparire un pò forzato è il collegamento tra le forze del male e la dimensione parallela da cui esse traggono origine mentre una certa approssimazione si riscontra nellatrattazione dei caratteri, non sempre provvisti delle motivazioni necessarie a rendere credibili le loro azioni. Mancanze che “The Void” anestetizza in virtù di un’artigianalità grezza ma efficace, in particolare quando di tratta di far sentire l’incubazione della malattia e nel momento in cui si tratta di spiazzare lo spettatore, colpendolo a freddo con uccisioni e squartamenti.
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