Regia di Damiano Damiani vedi scheda film
Tenendo per buona la datazione vigente, Gesù Cristo morì, come sappiamo tutti, nel 33 (dopo Cristo, per l’appunto). L’imperatore Tiberio dette “il mortal sospiro”, pare per mano del prefetto del pretorio Macrone, nel 37. Ponzio Pilato fu prefetto della Giudea probabilmente fino al 36. È credibile che l’imperatore romano, assente dalla capitale e residente da anni a Capri, fosse già così preoccupato dal “fenomeno Cristo” da inviare un proprio ispettore per indagare sul mistero di questa presunta morte e presuntissima resurrezione? Direi proprio di no e, se poco credibile è la premessa, tutto va di conseguenza. E purtroppo il film non è neppure un granché come riflessione sulla figura del Cristo, perché la morale della favola è lasciata ad una breve ed estemporanea presa di coscienza del protagonista Tauro (Keith Carradine), che vede la predicazione di Gesù come un pericolo per la saldezza dell’impero («se la gente affida la propria salvezza ad un uomo crocifisso anziché alla potenza degli eserciti è la fine per Roma» dice più o meno). E allora va bene tutto, perfino che la moglie di Pilato (Phyllis Logan) s’innamori del bell’inviato e che la Maddalena (Lina Sastri) si trasformi in una specie di Madre Teresa ante litteram, assistendo i lebbrosi in un lazzaretto. L’unico che sembra avere capito tutto è Pilato (Harvey Keitel) che, per salvarsi il sedere, fa uccidere Tauro ed insabbia l’inchiesta. Poco è rimasto, nel film di Damiani, del soggetto originale di Ennio Flaiano, il quale laicamente riteneva che ogni uomo lasci una sua traccia nel suo percorso terreno. Ad una confezione decente di portata internazionale, ma a non a molto di più, servono le presenze degli interpreti Carradine e Keitel (che furono insieme in I duellanti di Ridley Scott), Phyllis Logan (venuta da Another Time, Another Place di Radford) e di Lina Sastri (quanto meno, Damiani ci ha risparmiato l’ennesima Sandrelli). Da ricordare anche due caratteristi di casa nostra, come il centurione Angelo Infanti e lo zelota Sal Borgese.
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