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Lo stallone

Regia di Tiziano Longo vedi scheda film

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La recensione su Lo stallone

di mm40
2 stelle
Una ragazza è fortemente attratta da suo padre, uomo prestante e fascinoso. Per allontanarlo dalla madre, fa insidiare quest'ultima da uno spasimante. La cosa non sembra sortire l'effetto sperato e la tragedia è soltanto alle porte.
 

La carriera di Tiziano Longo, tutta all'insegna del cinema di cassetta e di genere, si è suddivisa in due tronconi più o meno netti: negli anni Sessanta il Nostro è stato impegnato quasi esclusivamente in ruoli di produzione, mentre nel decennio successivo si è ambientato dietro la macchina da presa. Purtroppo la scomparsa prematura, nel 1978, ha posto fine a un percorso artistico ben avviato, se non altro dal punto di vista quantitativo (7 pellicole dirette nel quadriennio 1973-77); Lo stallone si situa cronologicamente a metà di questa fase ed è un dramma psicologico a tinte erotiche evidentemente figlio dei suoi tempi. Il maschilismo di fondo che pervade la sceneggiatura firmata dal regista insieme a Paolo Barberio e a Piero Regnoli è talmente frivolo da non suscitare neppure perplessità; il tentativo di scavo, di indagine sociale (e sessuale, perchè no) all'interno della famiglia borghese è altrettanto pretestuoso, blando e inconcludente. La messa in scena è modesta, ma non sciatta, e fra gli interpreti si possono annoverare Giorgio Ardisson, Gianni Macchia, Dagmar Lassander, Stefano Amato e Annarita Grapputo. Nel complesso un filmetto striminzito nelle idee e poco meglio assortito nei mezzi e nella resa estetica, ma non un prodotto tirato via. 2,5/10.

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