Regia di Jean-Gabriel Périot vedi scheda film
CINEMA OLTRECONFINE
Un regista di origine nipponica vive e lavora da tempo a Parigi, ma un progetto di un documentario su Hiroshima lo riporta nel paese natio. Li il cineasta deve intervistare una sopravvissuta, intenta a raccontare nei dettagli, col volto diretto sulla telecamera, il giorno fatidico dello sgancio della bomba, in quella tragica alba del 6 agosto 1945, dopo la quale nulla fu più uguale a prima.
I ricordi dei propri cari che non ce l’hanno fatta, la sagoma delle mani anziane piegate dagli anni che riprendono i gesti di compassione con cui accolse la morte nel sonno della sorella, costituiscono un toccante “trait d’union” tra morti e vivi che rende speciale l’atmosfera del film.
Ma la pellicola sa anche smorzare i toni e deviare verso la commedia, quando poco dopo la regia segue il protagonista che, nella pausa delle riprese, visibilmente sconvolto, si incammina in un parco, dove incontra una giovane donna, Michiko, che lo porta attraverso le vie storiche di Hiroshima, facendogli da una parte acuire il senso della tragedia vissuta dalla città, e dall’altra offrendo al protagonista l’opportunità di un incontro che potrà sfociare in qualcosa di sentimentale e veramente intimo.
Il documentarista francese Jean-Gabriel Périot abbandona, almeno in parte, il linguaggio che lo ha sempre caratterizzato per affacciarsi, seppur con qualche calcolata esitazione, nel mondo della narrazione, concentrandosi sull’intimità di un rapporto che, già dualistico nel rapporto quasi intimo tra la mdp e la testimone dell’orrore atomico, si trasferisce sui due protagonisti, tracciando le basi una delicata storia intima che nasce lungo una passeggiata, dopo un incontro accidentale, e che condurrà i due lungo un percorso di testimonianze che li farà giungere fino al mare, luogo di arrivo ma soprattutto di partenza per un nuovo viaggio.
L’alchimia tra le due combinazioni non è perfetta, ma Lumières d’été sa catturare in alcuni suoi validi momenti di coinvolgente e plausibile intimità.
Quasi a farlo scientemente, il film è preceduto da un toccante documentario di 10 minuti, sempre ad opera del regista Périot, in cui il centro storico di Hiroshima viene ripreso da diapositive che si susseguono e ce lo restituiscono in rassegna dai momento dello sviluppo economico e della crescita (in immobili ed infrastrutture) durante un ipotetico inizio di secolo (900 naturalmente),e poi il tracollo al momento del disastro da incubo nucleare, che lascia dietro di sé morte, distruzione, macerie e segni indelebili per decenni, forse per sempre.
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