Regia di Jo Sol vedi scheda film
ARTEKINO FESTIVAL BY MYMOVIES
Antonio: “La cosa più importante è essere una cosa sola con te stesso, non solo sopravvivere, o guardare le giornate passare.... ma vivere... Questo viene trasmesso al corpo. Per ricordare che non solo hai un corpo, ma TU SEI un corpo, ed è una parte della vita".
Antonio è tetraplegico a causa di un incidente di gioventù, e nella gestione del suo stato deve convivere con l’intervento di una accompagnatrice che lo accudisce in tutte quelle azioni private e personali, spesso intime, che riguardano l’impossibilità di gestire il proprio corpo.
Da qui all’uomo viene l’intuizione di creare, nel suo appartamento, un centro che offra una sorta di assistenza sessuale a tutti coloro che, come lui, non possono vivere pienamente questo importante aspetto della propria personalità. Un modo per restituire dignità al corpo e alla mente, ma anche uno stimolo a creare polemiche e accentrare su di sé un vespaio di considerazioni e polemiche.
Pepe: “Ho capito che lo Stato, le istituzioni, hanno molto da dire sulle nostre vite, e in realtà non sono affari loro. Possono metterti in prigione, rinchiuderti in un ospedale psichiatrico, prenderti la tua libertà, ma quello che non ti insegnano è come vivere o come essere libero. Che è un po' come essere un coccodrillo in uno zoo: non è morto.... ma neanche veramente vivo”.
Pepe è stato un tassista, e poi è stato ricoverato per esaurimento e la bipolarità che lo ha reso spesso ingestibile e balzano. Arrivato alle soglie dell’anzianità, l’uomo deve gestire il rimorso di non aver saputo allevare un figlio che ora cerca di ritrovare il contatto col suo genitore.
Pepe ed Antonio si aiutano a vicenda, il primo a sbrigare faccende materiali al secondo, quest’ultimo, con la sua parlantina, a dare coraggio all’anziano, spesso scorato e pieno di rimorsi.
Voglia di vivere e reagire nonostante la grave infermità, e desiderio di riappacificarsi con la vita e con il mondo, dopo le bizzarrie di una vita trascorsa senza freni e controllo, finiscono per gettare le basi di una esistenza simbiotica che riesce a fare del bene ad entrambi gli individui, opposti per indole, età, e per quasi ogni altra sfaccettatura personale.
Jo Sol filma un interessante ed intimo finto documentario che si fa forte di una “recitazione di vita” in grado di comprendere universalmente le problematiche del fisico e della mente, rendendo due personaggi afflitti da entrambe le problematiche, come due individui in grado di sfoderare l’orgoglio necessario a rivendicare ognuno la propria dignità di essere vivente pensante e razionale, titolare ognuno dei propri diritti e delle proprie soddisfazioni, fisiche e mentali; le sole in grado di elevare l’essere umano al rango di essere pensante e raziocinante. Antonio, il vero protagonista, riacquista gradatamente e con fierezza la consapevolezza del proprio corpo sfidando l’impossibilità di governarlo, e intende divenire portavoce di questa sua conquista liberatoria e salvifica: “Un corpo mostruoso, dinamite per i muri della normalità... per individualismo, produttività, utilitarismo, capitalismo, patriarcato, per il calcio delle domeniche. E quello che non è odio è paura. Paura che i corpi abietti siano uno specchio di ciò che non vogliamo vedere”.
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