Regia di Paolo Lombardo vedi scheda film
Curioso prodottino, questo L'amante del diavolo: horror quasi senza orrore, erotico di un erotismo davvero blando, gotico da tre soldi perchè dire quattro sarebbe esagerato, il film rappresenta un tentativo mal(issimo) riuscito di ravvivare il filone orrorifico che nel Belpaese aveva avuto qualche dignitoso sussulto uno o due lustri prima e che poteva ben sperare di andare incontro a un minimo di successo di botteghino sulla scia dei sanguinolenti thriller argentiani et similia che all'epoca imperversavano sui grandi schermi nazionali. Ma il lavoro di Paolo Lombardo - regista e sceneggiatore, con una storia tratta "dall'opera teatrale del Grand Guignol", citando i titoli di testa - pecca quantomeno di ingenuità mettendo in scena con un budget infimo una vicenda oltremodo scontata e per nulla convincente sia dal punto di vista della tensione (fondamentale) che per quanto riguarda gli effetti speciali (l'altra metà del motore del film). Scene, costumi, interpreti sono all'ingrosso e gli unici nomi che spiccano in un cast altrimenti anonimo sono quelli di abituali frequentatori della serie B del cinema nostrano come Edmund Purdom, Robert Woods, Rosalba Neri e Carla Mancini. Pare che si tratti di opera seconda: esattamente dieci anni prima, secondo Imdb.com, il regista avrebbe diretto Re Manfredi (1962); qualche traccia si ha invece del suo terzo film, licenziato l'anno seguente, cioè Dagli archivi della polizia criminale, dopo del quale del Nostro non si saprà più nulla. 2/10.
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