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Maccheroni

Regia di Ettore Scola vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Maccheroni

di sasso67
4 stelle

C'è una scena, che faceva parte del trailer originario, che mi è sempre rimasta in mente: Mastroianni sta raccogliendo una lattina da terra e Lemmon, con lancio da baseball, la colpisce con una sassata e dice «Ubriaco? Sono ubriaco eh?» e Mastroianni risponde «No, si' strunzo!». In sottofinale Lemmon inventa una lettera nello stile con il quale Mastroianni ha scritto le finte missive sulle presunte gesta eroiche dell'americano. Nel finale avviene la terza risurrezione di Antonio che si compie grazie ai maccheroni: una bella trovata per chiudere il film. Direi che queste tre scene sono le uniche valide in un film poco riuscito e deludente, nonostante un insieme di fattori che potevano far pensare il contrario: Scola alla regia, due interpreti come Lemmon e Mastroianni (sono bravi anche qui, per carità) e una Napoli invernale e tutto sommato poco turistica. Si vede però una Napoli diversa da quella reale, quella mostrata in chiave grottesca dal film coevo di Nanni Loy "Mi manda Picone" (1983), una Napoli animata da buoni sentimenti, dove anche i camorristi sono dei patetici personaggi che un sessantenne americano riesce a mettere in fuga. E non bastano certo le pernacchie del piccolo monaciello (che strappano un fugace sorriso) o le miserie dell'archivista del Banco di Napoli (all'amico che fa una colletta per salvare il figlio dalla camorra riesce a dare appena 3.500 lire) per salvare un film che giustamente fu rifiutato dal pubblico sia in Italia che all'estero. "Maccheroni", del resto, sembra uscito da una costola di "Che cosa è successo tra mio padre e tua madre?" di Billy Wilder, del quale ha non solo lo stesso attore protagonista (Lemmon), ma anche lo stesso messaggio in favore del potere della fantasia e del calore umano (rappresentato in questo caso da un piatto di maccheroni fumanti) tipici dei napoletani, contrapposti all'ansia tutta americana per il denaro e il successo (quando Antonio getta via le carte di credito di Bob, questi esclama «Le mie carte di credito! Sono un uomo finito!». Purtroppo Scola non riesce a dare a "Maccheroni" quella carica di ironica cattiveria che era propria del film di Wilder. E se l'elogio dell'amicizia è sicuramente un tema lodevole, l'obiettivo è raggiunto in maniera opaca, affidandosi troppo agli estri dei due protagonisti, entrambi bravi anche se indugiano un po' troppo nei vezzi e nelle smorfie che li hanno resi celebri in tutto il mondo.

Sulla trama

Il "top manager" americano Robert Traven, in viaggio d'affari a Napoli, è avvicinato dall'impiegato Antonio che l'aveva conosciuto quarant'anni prima ai tempi della guerra. Robert aveva avuto una storia d'amore con Maria, la sorella di Antonio, ma nel tempo trascorso si era completamente dimenticato della vicenda. Non così Antonio, che invece ha continuato a scrivere lettere a nome di Bob da ogni parte del mondo, con l'amico americano in veste di coraggiosissimo eroe. Questi all'inizio è infastidito dalle attenzioni del napoletano, ma inevitabilmente rimane affascinato dalla famiglia di Antonio e dalla magia di Napoli.

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