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Timecop. Indagine dal futuro

Regia di Peter Hyams vedi scheda film

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La recensione su Timecop. Indagine dal futuro

di alan smithee
6 stelle

Di viaggi nel tempo è stato pieno il decennio degli '80 (la trilogia di Zemeckis di Ritorno al futuro che ha toccato il decennio successivo, fino al Coppola struggente e meraviglioso di Peggy Sue si è sposata), tanto da trasmettere una irresistibile voglia di tornare a ricamarci narrativamente qualcosa sopra anche in pieni '90.

Il testimone in questo frangente passa all'abile e versatile regista Peter Hyams, che con Timecop inizia una sua collaborazione artistica con la celebre star belga delle arti marziali, Jean-Claude Van Damme.

Attore limitato, come tutti sappiamo, che tuttavia ha avuto una lunga vita cinematografica anche in territori vicini alla serie A, come in questo caso.

A vederlo ora, un film del '94 ambientato in un futuro postergato di 10 anni, e dunque oggi ormai passato da quasi un quindicennio, l'interesse muta dall'aspetto avveniristico a quello dal sapore antropologico, nel valutare con una certa divertita curiosità, come è stato immaginato un futuro a tutti gli effetti prossimo, puntando sulle linee avveniristiche di automobili quasi ridicole, unite alla classicità di abitazioni dal sapore retrò in un certo senso "sempreverdi" e in grado di salvare gli sceneggiatori da gaffes ex-post.

La vicenda del viaggio unidirezionale nel passato (perché ci viene spiegato che il viaggio nel futuro si rivela impossibile, non essendo ancora "avvenuto"), diventa un vero e proprio incubo negli anni '90, tanto da costringere le forze di polizia ad istituire una sezione interamente dedita a risolvere gli assurdi temporali che viaggi clandestini possono provocare sul destino futuro dell'intera razza umana, e del pianeta.

Qui alle mire biecamente speculative di un politico cinico e corrotto che mira alla casa Bianca, si intersecano con quelle dell'onesto poliziotto, che approfitta del periodo in cui viene catapultato (dal 2004 futuro, al 1994 dell'epoca in cui il film fu concepito), per risolvere la sua tragedia familiare intima, inerente la sorte della sua amata sposa.

Il ritmo non manca, e quella vecchia volpe di Peter Hyams sa come gestirlo. Certo Van Damme è scult per antonomasia, nonché kitch senza freni, e molte delle scene d'azione risentono della obbligata necessità di perdersi in acrobazie da arti marziali, inevitabili quando scende in campo il muscoloso ed elastico attore belga.

A difendere la categoria attoriale, per fortuna ci pensa l'ottimo Ron Silver, grandissimo attore, purtroppo scomparso troppo presto, e meritevole di ben altra memoria e considerazione.

 

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