Regia di Stephen Gaghan vedi scheda film
"Basato su una storia FOTTUTAMENTE vera" specifica la frase di lancio sui manifesti: il terzo film da regista di Stephen Gaghan, sceneggiatore di buon successo ("Traffic"), specializzato nell'andare a rovistare nelle pecche dell' "American System", e nel riverniciare i suoi copioni, e le sue regie, di un sarcasmo caustico, è il racconto dell'avventura di due tipi all'apparenza quasi incompatibili, l'imprenditore Kenny Wells ed il geologo Michael Acosta, i quali si recano in Indonesia, all'inizio degli anni Novanta ( il riferimento è alla faccenda Bre-X, del 1993) e trovano tracce di un giacimento aureo dalle potenzialità clamorose, entrando in un giro di affari multimiliardario. Il film è narrato quasi per intero in flashback, durante un'interrogazione dell'FBI a Wells, intrallazzatore con fiuto e istinto da pioniere, a riguardo di conseguenze del ritrovamento che, forse, era una faccenda losca: "Gold", cui il sottotitolo italiano non fa un gran favore, perchè sciupa un pò l'effetto dello svolgimento della storia, è un film che nella prima parte fatica un pò a trovare ritmo, poi, via via, riesce ad interessare lo spettatore con l'intrigo portato in scena: semmai, dopo aver visto "Syriana", da Gaghan forse c'era da aspettarsi qualcosa di più che l'ennesima elegia dell'imprenditore americano che vede la luce dove gli altri non trovano che buio, che grazie al proprio carisma e all'arte del venditore assoluto riesce a "fare il surf" sopra ogni onda di improbabilità: e all'istrionismo scatenato del pur dotato Matthew McConaughey, che per questo ruolo si è appesantito di una ventina di chili, flaccido e untuoso, è preferibile la misura del più pacato Edgar Ramirez, socio forse infido, mentre è molto brava la sempre più lanciata Bryce Dallas Howard, in un ruolo di svampita, meno fatua di quanto possa sembrare. Il lungometraggio funziona meglio nella definizione dello strano rapporto di lavoro, poi divenuta insolita amicizia, tra i due caratteri principali, che come satira velenosa del mondo degli affari e dell'impensabile sua disponibilità a farsi imbrigliare da chi sa, come in un rodeo, cavalcare più possibile il momento buono.
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