Regia di Ingmar Bergman vedi scheda film
L'isolamento terapeutico in una località marina di due donne - l'attrice Elisabeth (Liv Ullman) e la sua infermiera Alma (Bibi Andersson) - diventa l'occasione per sviscerare angosce remote seppellite con una scelta diametralmente opposta. Elisabeth è chiusa in un mutismo totale; Alma ha invece una logorrea fluviale.
Proseguendo idealmente il discorso interrotto con Il silenzio, Bergman - all'epoca afflitto da una gravissima depressione - mette ancora una volta a confronto due universi femminili nei quali vengono coinvolti i drammi della maternità, della guerra, dell'amore, dell'abbandono, della sessualità, il pensiero di Kierkegaard e la religione. Affidandosi alla fotografia strabiliante di Sven Nykvist - capace di iperfocali e primi piani di grande inventiva nei quali domina il contrasto tra i bianchi e i neri e che non a caso ha curato la fotografia di 28 dei film del regista svedese - e alla prova magistrale delle due protagoniste, Bergman scandaglia con originalità il rapporto tra realtà e finzione, puntando sulla complementarità delle due interpreti. Memorabile il doppiaggio di Bibi Andersson eseguito da Maria Pia Di Meo.
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