Regia di Florian Henckel von Donnersmarck vedi scheda film
Non distogliere mai lo sguardo!
Negli anni '30, quando era un bambino, Kurt vive un'amicizia molto speciale con la giovane zia Lisa, che ne incoraggia la creatività e la voglia di auto-affermazione insensibile ai condizionamenti della cultura main-stream. Quando però un giorno la zia viene deportata e internata in una clinica-lager per devianza mentale, Kurt impara che pensare con la propira testa può essere un rischio...
Il forte legame fra Kurt e sua zia resterà sempre presente nel corso della vicenda, anche quando Kurt sarà adulto e felice marito e padre.
Esso costituisce il leit motiv che permette al Regista di ripercorrere più di 30 anni della drammatica storia tedesca, con epicentro fra Dresda e Berlino, fra l'oscurantismo nazista, i muri separatori e il miraggio dell'arte come unico campo di libertà.
La ricostruzione storica non solo è accurata, ma resta un solido sottofondo che permette di individuare meglio il contesto socio-culturale nel quale i protagonisti si muovono, pur nella evidente difficoltà di metabolizzare criticamente i passaggi e i cambiamenti fra i regimi: tipico esempio, il medico delle SS impegnato nella purezza della razza ariana che si ritrova a diventare un maggiorente delle Germania Socialista ai tempi della Guerra Fredda.
E la lunghezza del racconto altro non è che metafora del difficile percorso, più che di espiazione, di dolore di una intera nazione che vede crollare a uno a uno gli ideali per i quali avrebbe (o ha) dato la vita.
Ciò che sembra invece meno consistente, perché in qualche modo scontata, è la definizione del percorso personale e artistico del protagonista, tra luoghi comuni e romanticherie arbitrarie, in cui si avverte un po' di più il peso di un film probabilmente lungo (il montaggio non va più di moda) al limite della estenuanza.
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