Regia di Paolo Virzì vedi scheda film
John ed Ella sono una coppia di anziani coniugi. John, professore di letteratura americana in pensione, soffre di perdite di memoria, mentre Ella si trova nella fase terminale di una lunga malattia. Proprio per questo motivo Ella dovrebbe ricoverarsi per delle cure urgenti, ma per paura di doversi separare da John, senza avere più la possibilità di prendersi cura di lui, decide di intraprendere l'ultima vacanza insieme, a bordo del loro vecchio camper, un Leisure Seeker del '75.
La loro più che una partenza è una vera e propria fuga dai figli (che vorrebbero prendersi cura di loro), dai medici e dagli ospedali.
Comincia così un viaggio verso gli ultimi desideri dei due coniugi: per John quello di visitare finalmente la casa di Hemingwei, per Ella quello di rivedere i posti della sua infanzia. John ha dei brevi momenti di lucidità alternati a dei vuoti di memoria clamorosi in cui a fatica sa dove si trova e che momento della sua vita sta attraversando . Ella si costringe a ignorare stanchezza e dolori per viversi fino in fondo questa ultima vacanza. Si capisce subito che questo viaggio non prevede un ritorno a casa per i due. Ella continua a nascondere qualcosa sotto i tappetini del camper, e John chiede sempre alla moglie se ha portato con loro il fucile, e di come usarlo nei suoi confronti nel caso la sua demenza lo costringesse a separarli.
Il film nonostante queste premesse non è affatto patetico, anzi sono proprio le deficienze di John a dare il via a numerosi sketch molto spassosi. Si ride per le disavventure di questi 2 vecchietti strampalati che si fermano nelle piazzole dei campeggi e attaccano bottone con chiunque è disposto ad ascoltarli. Ella ha escogitato una sorta di terapia portatile da camping, con un telo attaccato ad un filo mostra a John vecchie diapositive di amici e parenti: una cura del tempo per chi al tempo da ormai un valore del tutto personale, non è più una retta che procede in maniera cronologia, ma sono immagini che appaiono come carte da gioco di un mazzo sparpagliato su un tavolo sul quale non si gioca più.
Quando non si vive più nel tempo reale, le visioni di un passato tenuto nascosto viene fuori come una brutta replica di una recita. Ella intanto combatte i suoi ultimi momenti di vita tenendosi aggrappata a quello che l'ha fatta vivere fino agli ultimi giorni: l'amore incondizionato per un uomo che quando sembra completamente perduto nel buio della sua mente, riesce a trovare la luce anche solo riconoscendo l'odore di un rossetto della moglie.
La fine non prevede un ritorno, ma un proseguimento del loro viaggio.
Paolo Virzì l'ho sempre apprezzato per la sua capacità di fare film molto corali, affidando il successo dei suoi lavori non solamente agli attori professionisti ma anche a tutta una serie di personaggi caratteristi che hanno sempre arricchito le sue storie, fin dai tempi di "Ovosodo". In questo caso la storia è concentrata esclusivamente sui 2 protagonisti, 2 mostri sacri del cinema: Helen Mirren e Donald Sutherland, una gara di bravura. Tutto ciò che avviene intorno a loro è mostrato molto velocemente, intravisto, intuito, come se si guardasse da un finestrino di una macchina in corsa. Non si comprende mai dove in realtà i 2 si trovino, e le persone che vengono incrociate nel viaggio o i figli stessi, rimangono figurine lontane delle quale a malapena ci si ricorda una volta finito il film.
Avrei sperato che l'esperienza lavorativa del bravo regista toscano, si potesse intravedere in qualche punto, invece c'è veramente poco del Virzì che ho imparato ad apprezzare fino ad ora.
Sono un po' annoiata (sinceramente) da questo genere di film al servizio di bravissimi attori, vorrei ricordarmi qualcosa di più che solo una buona interpretazione.
Virzì ha fatto il suo compito per un mercato internazionale, forse devo solo abituarmi a vederlo in questa nuova veste.
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