Trama
Per sottrarsi alle cure dei medici e dei figli ormai adulti, Ella e John si danno alla fuga. Lui svanito ma forte, lei acciaccata ma lucidissima, si regalano un'avventura per le strade americane, da Boston a Key West a bordo del loro vecchio camper, e tra momenti esilaranti e altri di autentico terrore, ripercorrono l'appassionata vicenda di un amore coniugale che sembra destinato a regalare rivelazioni sorprendenti fino all'ultimo istante.
Approfondimento
ELLA & JOHN: DUE ANZIANI IN FUGA
Diretto da Paolo Virzì e sceneggiato dallo stesso con Stephen Amidon, Francesca Archibugi e Francesco Piccolo, Ella & John racconta la storia di Ella e John Spencer, un'anziana coppia americana che negli anni Settanta era solita andare in vacanza con un vecchio camper a cui avevano dato il soprannome di The Leisure Seeker. Una mattina d'estate, per sfuggire ad un destino di cure mediche che li separerebbe per sempre, la coppia sorprende i figli ormai adulti e invadenti e sale a bordo di quel veicolo anacronistico per scaraventarsi avventurosamente giù per la Old Route 1, destinazione Key West. John è svanito e smemorato ma forte, Ella è acciaccata e fragile ma lucidissima, insieme sembrano comporre a malapena una persona sola e quel loro viaggio in un'America che non riconoscono più - tra momenti esilaranti e altri di autentico terrore - è l'occasione per ripercorrere una storia d'amore coniugale nutrita da passione e devozione, ma anche da ossessioni segrete che riemergono brutalmente.
Con la direzione della fotografia di Luca Bigazzi, le scenografie di Richard A. Wright, i costumi di Massimo Cantini Parrini e le musiche di Carlo Virzì, Ella & John è liberamente tratto dal libro The Leisure Seeker di Michael Zadoorian e rappresenta il primo film americano di Paolo Virzì, che così spiega il progetto: "Non avevo previsto che un giorno avrei fatto un film in un altro Paese, in una lingua che non è la mia, ancora m'interrogo sul perché sia successo. Provo a riepilogare il processo creativo e produttivo di Ella & John, iniziato quando un mio film, qualche anno fa, e poi un altro ancora, sono stati designati come Italian Entry per partecipare a quella giostra divertente e leggermente nonsense che è la campagna per l'Oscar nella categoria "Miglior film straniero". Avendo avuto in entrambi i casi una distribuzione sul territorio americano e avendo riscosso anche qualche apprezzamento, mi era capitato di ricevere alcune proposte di girare dei film laggiù, ma avevo sempre tagliato la corda. Si trattava in genere di sceneggiature già scritte, del tutto o in parte, e di progetti che francamente m'interessavano poco, e che forse non avrebbero mai visto la luce. Gli amici di Indiana Production, che mi avevano accompagnato in quell'esperienza, non si davano pace, non capivano perché volessi sottrarmi. Allora feci loro una promessa: se troviamo un'idea che ci stuzzica, magari partendo da un libro, e se posso lavorare nel modo in cui sono abituato, cioè a partire dalla scrittura della sceneggiatura, sono pronto a riparlarne. Così dagli uffici di Indiana hanno cominciato a piovere nel mio studio scatoloni di romanzi e racconti americani. Tra questi c'era questa novella di Michael Zadoorian, la fuga di una coppia di anziani a bordo del loro vecchio camper, dai sobborghi di Detroit verso la California lungo la iconica Route 66. Ci trovai qualcosa di molto attraente: uno spirito sovversivo, di ribellione contro l’ospedalizzazione forzata stabilita da medici, figli, regole sociali e sanitarie. Ma allo stesso tempo mi sembrava che quel viaggio ripercorresse un paesaggio già molto visto in tanti altri bei film, c'era il rischio di lasciarsi catturare dai cliché, così come a volte capita ai registi americani quando girano in Italia e finiscono per inquadrare soprattutto luoghi turistici e pittoreschi. Così lasciai perdere e mi dedicai ad altro: un altro film italiano, in Italia. Qualche tempo dopo, furono i miei amici Francesca Archibugi e Francesco Piccolo, penne straordinarie e adorabili persone con le quali è bellissimo scrivere insieme, a provare a convincermi di ripensarci, proponendomi di utilizzare lo spunto di quel libro ma di cambiare il percorso del viaggio e di conseguenza il profilo socio-culturale dei personaggi: un ex-professore di letteratura del New England, con una moglie più giovane che viene dal South Carolina, diretti alla casa di Hemingway a Key West. Così abbiamo provato a buttar giù scene e dialoghi in italiano, per poi, con l'aiuto prezioso del mio amico romanziere Stephen Amidon, trasformarle in angloamericano nella prima versione dello script. Ricordo di essermi lasciato scappare di bocca una specie di impegno: se Donald Sutherland accetta di interpretare il ruolo di John ed Helen Mirren quello di Ella allora giuro che questo film lo faccio. Ma era solo un modo per spararla grossa, per mettere le mani avanti, per allontanare la possibilità di quel progetto americano che i miei amici produttori e co-sceneggiatori caldeggiavano fanaticamente. Il destino però mi ha spiazzato: imprevedibilmente, e ancora non mi spiego come sia stato possibile, Mirren e Sutherland hanno accettato. Poche settimane dopo eravamo già sul set, non ho avuto quasi neanche il tempo di mettere a fuoco quello che stava succedendo che eravamo immersi nella preparazione, portandoci dietro mezza troupe italiana con tutte le nostre abitudini, compreso, nel bene e nel male, il nostro modo di guardare le cose e di fare il cinema: non è che avessi attraversato l'oceano per diventare "un regista americano". E però lavorare con un'attrice sublime come Helen ed un’autentica leggenda come Donald è stato, oltre che elettrizzante, molto istruttivo. Mi incantavo a guardarli recitare, lui intenso e regale, ma anche buffo ed imprevedibile, lei acuta, saggia, spiritosissima e poi improvvisamente piena di foga, di rabbia, di dolore. Faticavo a dire la parola "stop", anzi "cut!". Forse è stato soprattutto per godere del piacere di condividere un'esperienza con due artisti che mi affascinano e mi emozionano che ho fatto i bagagli e sono andato a girare un film in America, almeno per una volta nella mia storia di regista italiano, anzi di Livorno".
Il cast
A dirigere Ella & John è l'italiano Paolo Virzì. Sceneggiatore, regista e produttore, considerato il principale erede e innovatore della commedia italiana, i suoi film affrontano questioni drammatiche con ironia e con uno stile avvincente ed umano. I suoi lavori hanno ricevuto importanti riconoscimenti in Italia… Vedi tutto
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Commenti (16) vedi tutti
Non è tra i migliori film di Paolo Virzì, ce ne sono molti altri del regista davvero superlativi. Però l'Alzheimer e il cancro non sono temi facili da gestire e farlo senza pietismi, morbosità, qualunquismi, ma con spirito d'avventura, realismo e raffinatezza è segno di buona qualità. Riesce a strappare anche più di un sorriso allo spettatore.
commento di GARIBALDI1975Onesto film da fine carriera per Sutherland-Mirren.
commento di moviemanDelizioso e poetico. Voto: 4 stelle e mezza (2022)
commento di robynestapurtroppo La pazza gioia - un vero capolavoro - era tutt'altra cosa; Mirren e Sutherland non bastano ad evitare il disastro.
commento di gherritBravi gli attori, anche se la storia è un po' fiacca e lenta.
commento di gruvierazDrammatico. Triste. Ma anche divertente. Commovente. Due grandi attori. Un grande regista. Temi come l'alzhaimer, il cancro, la vecchiaia affrontati con poesia e amore. Da vedere.
commento di DelfinoDelfinoFilm che tocca in modo delicato temi drammatici come l'Alzheimer, il cancro e la perdita di autonomia. Nell'anziana coppia ho rivisto mia madre e mio padre, morto qualche mese fa, e ho rivissuto i pomeriggi in cui anch'io cercavo di stimolare in lui qualche ricordo attraverso la visione delle vecchie foto di famiglia.
commento di Artemisia1593Film che bisogna prendere con le Pinze perchè pur trattando un Tema che riguarda ognuno di Noi,il tutto viene preso sia in modo ridicolo che più intenso.Insomma,si viaggia lenti ma le Interpretazioni salvano la visione.voto.6.
commento di chribio1Imbarazzante
commento di ClochardGrande film per il suo tema profonda.. regia ottima.. a momenti divertente, altri triste, altri di suspence, qualche volta un po' lento, finale bello.. voto 7
commento di nicelady55Se il cinema è: dolly, droni, steady cam, campi-controcampi, dialoghi spiegoni e gigionerie questo è grande cinema. Cinema spazzatura. Per fortuna avevo i ghiaccioli.
commento di AttanasioVirzì espatria in cerca di nuovi stimoli perdendo parte della sua ironia ed efficacia comunicativa. Ciò non toglie che l'avventura di Ella & John sia una delicata storia di amore nella terza età raccontata con pregevole eleganza
leggi la recensione completa di Guidobaldo Maria RiccardelliFilm dalle promesse non mantenute. Mal congegnato, mal sceneggiato, con una regia disattenta e frettolosa. Sembra che Virzì sia stato in Usa sei mesi e abbia avuto voglia di girare un film e poi tornare a casa. Inoltre piuttosto freddo e poco coinvolgente
commento di MicliuzVirzì non tradisce, ottimo film ben girato con due grandi attori che bene inquadrano il tema del film che solo in apparenza può essere triste... ma secondo me è molto ma molto di più!!!
commento di mike53Film impeccabile che però non colpisce e non commuove.
leggi la recensione completa di Carlo CerutiArioso road-movie senile dove la coppia del titolo suggella l'amore di una vita con un tenero e vispo viaggio in camper.
commento di Leo Maltin