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Il sacrificio del cervo sacro

Regia di Yorgos Lanthimos vedi scheda film

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La recensione su Il sacrificio del cervo sacro

di Gangs 87
8 stelle

Nel simbolismo comune la figura del cervo ha molteplici significati, sarà per questo che, conclusa la visione del film di Yorgos Lanthimos è stata una delle prime ricerche che ho fatto. La descrizione che più mi ha affascinato è stata la seguente: “La perdita dei palchi che si rigenerano miracolosamente in primavera è stata associata alla resurrezione di Cristo. Ragion per cui il cervo viene considerato colui che risorge dalle sue ceneri dopo aver dato la vita attraverso la morte” e sfido chiunque di voi abbia visto l’emblematica (e poi nemmeno troppo) pellicola in questione, a negare che durante la lettura le immagini del finale vi siano passate nella mente.

 

Ora, sappiamo per certo che il penultimo film di Lanthimos si è liberamente ispirato al mito greco del sacrificio di Ifigenia ma la comunione con il simbolismo non credo sia sbagliata ne tantomeno scontata. La visione di un equilibrio esistenziale che si basa sull’esigenza di livellare il mondo attraverso l’eliminazione di un proprio affetto profondo se si è colpevoli dell’estirpazione precoce di un altrui esistenza, l’ho trovato agghiacciante ma estremamente geniale.

 

Lanthimos è stato capace di trasformare in immagini l’egoismo umano, l’incapacità di privazione che si manifesta bendandosi gli occhi, lasciando al caso di scegliere per noi, privi della prontezza morale necessaria, mai scevra dell’egoismo umano e della lotta per la propria sopravvivenza, è l’essenza di una pellicola disturbante per quanto vera e capace di narrare l’umano spogliandolo di ogni perbenismo comune.

 

L’essere umano in quanto incapace di provare amore verso l’altro, e totalmente concentrato sull’amor proprio, sembra incattivito dall’asprezza del mondo che lo circonda, un Colin Farrell barbuto, mai sorridente, fiero nel suo portamento (non ditemi che non vi sembrano caratteristiche tipiche di un cervo), è il personaggio più consono al racconto.

 

Per quanto angosciante, la visione della pellicola è pienamente coinvolgente. Grazie anche ad una bellissima fotografia l’effetto totale è appagante; non il migliore del regista ma capace sicuramente di rientrare nella scuderia delle sue pellicole più intense.

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