Regia di Yorgos Lanthimos vedi scheda film
Steven è un cardiochirurgo. Appare disinvolto e sicuro di sè, nel lavoro come nella vita quotidiana. Marito e padre esemplare, dedica una particolare cura anche a Martin, un adolescente taciturno che sembra molto maturo, per l'età che ha. Martin è il figlio di un paziente del protagonista, morto in seguito ad un intervento chirurgico. Steven, probabilmente provando un senso di colpa per l'evento, ne cura il benessere morale e materiale, sia entrando anche in confidenza con la madre dello stesso, sia integrando, pian piano, il giovane nella propria famiglia. Ad un certo momento, però, i figli del chirurgo iniziano a soffrire di una malattia misteriosa, i quali gradualmente rimangono semiparalizzati e iniziano a deperire, poichè sofferenti d'inedia. Mentre la scienza brancola nel buio, Martin avverte il protagonista che lo ritiene responsabile per la morte del padre, e che solo la morte di un membro della famiglia potrà salvare gli altri. Inizialmente, Steven non crede alle affermazioni di Martin, ma le condizioni di salute dei figli non migliorano. Contemporaneamente anche Anna, la moglie, percepisce un legame tra la malattia dei figli e Martin; indaga, ed apprende che effettivamente Steven, che in passato faceva abuso di alcool, avrebbe potuto aver commesso degli errori nell'operare il padre di Martin. Non vi è alcun modo di cambiare l'andamento delle cose, se non sacrificare veramente un membro della famiglia di Steven. Un film drammatico, venato di sovrannaturale; la prima parte è nettamente diversa dalla seconda. Inizialmente, il ritmo è lento, ed il regista ci presenta i personaggi ed i rapporti che li legano. Non spiega immediatamente che ruolo abbia Martin, lasciando che egli acquisisca un ruolo da co-protagonista nella seconda parte del film, nel quale la tensione sale notevolmente. In questa fase, il razionale e superbo chirurgo, abituato ad avere ogni cosa sotto il suo controllo, si trova a non potersi più opporre al destino, inteso come suo vero antagonista. Pur ammettendo una certa influenza sul susseguirsi degli eventi da parte di Martin, appare evidente che anche quest'ultimo non abbia la possibilità di cambiarne il corso, tant'è che nelle sequenze nelle quali è nel potere del protagonista, assume un atteggiamento di assoluta passività. Ho letto che l'intreccio e le tematiche sono ispirate alla tragedia greca. Concordo con tale affermazione; vediamo infatti le colpe dei padri ricadere sui figli. Nel momento in cui il protagonista - e poi i suoi familiari - accettano l'ineluttabilità di tale sorte, vi è lo "scioglimento". Pareggiato il conto dei morti, ognuno sembra tornare alla propria normale vita. Accettabili i livelli della recitazione - oltre al protagonista e sua moglie, interpretati da Colin Farrell e Nicole Kidman, è molto bravo Barry Kheogan, nel ruolo dell'adolescente discreto, maturo ed inquietante - e della regìa, che imprime alla narrazione ritmi lenti, non mancando d'inserire sequenze "disturbanti", come, tra le tante, quella iniziale, e lasciando che la tensione salga lentamente, fino all'epilogo, che non è assolutamente scontato. Tra dramma e thriller, con probabili elementi sovrannaturali, un film non di facile accesso ma sicuramente coerente e ben realizzato.
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