Regia di Yorgos Lanthimos vedi scheda film
Il sacrificio del cervo sacro è la perfetta rappresentazione moderna del concetto di tragedia classica. Un intimo ritratto familiare di disgregazione e perdita del senno.
Differentemente dalla tragedia di Euripide, Il sacrificio del cervo sacro deve compiersi nel bellissimo film di Yorgos Lanthimos. In questo thriller psicologico di rara potenza espressiva, l’autore greco guarda all’immensa tradizione drammaturgica antica del proprio paese, culla del pensiero occidentale, e pone l’uomo di fronte ad una scelta impossibile: come nell’Ifigenia in Aulide, infatti, l’uccisione del figlio è necessaria alla salvezza della patria, qui intesa come famiglia, ma non ci sarà nessuna Potnia Theron (Artemide “signora degli animali”) a rendere il finale digeribile. Se in Euripide il sacrificio viene richiesto in vista di una grande vittoria, quale fu la conquista di Troia, nel film di Lanthimos il tutto è mutuato in rito espiatorio.
Il sacrificio del cervo sacro è un’opera calibrata alla perfezione in ogni sua inquadratura, con una regia che predilige uno sguardo ampio, che allontani i personaggi e strani lo spettatore, dando comunque risalto alle performance attoriali. Colin Farrell è toccante in un ruolo estremamente difficile da portare su schermo, mentre fa sempre piacere notare come Nicole Kidman sia entrata in un periodo di gran rispolvero. Eppure, a stupire è il poco conosciuto Barry Keoghan: da vendicativo adolescente problematico a metaforica personificazione della supremazia del fato, o della divinità punitrice, al quale un’intera famiglia deve inchinarsi.
Lanthimos esordisce con un’immagine chiarificatrice, ovvero un corpo squarciato, un cuore che batte: una visione reale ed interiore dell’uomo. Il sacrificio del cervo sacro è la perfetta rappresentazione moderna del concetto di tragedia classica, ovvero l’esplorazione delle passioni umane spinte ai limiti dal fato violento, quest’ultimo trasposto nella legge del genere thriller: l’inderogabilità del soprannaturale e del maligno. Grazie anche ad una sceneggiatura capace di sviluppare i personaggi alla perfezione, il film si rivela un intimo ritratto familiare di disgregazione e perdita del senno.
Quindi un trattato sulla pazzia. Il protagonista è un chirurgo e l’ospedale, oltre che una location ricorrente, è il simbolo delle risposte razionali e scientifiche che l’uomo può darsi sul male fisico. Ovviamente, non si troveranno soluzioni ordinarie: la scienza nulla può contro una maledizione nella logica della tragedia orrorifica di Lanthimos. Così la presa di coscienza della realtà effettiva non può che coincidere con la discesa nella follia di una famiglia intera. Il sacrificio del cervo sacro è un’opera destabilizzante, capace di portare lo spettatore fuori dalla propria zona di comfort, fargli intravedere quel buco nero della psiche che potrebbe risucchiare chiunque, farlo tremare e stare male. Ai titoli di coda, ossigeno e chiarezza: un’opera d’arte.
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