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Il sacrificio del cervo sacro

Regia di Yorgos Lanthimos vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Il sacrificio del cervo sacro

di obyone
8 stelle

 

Colin Farrell

Il sacrificio del cervo sacro (2017): Colin Farrell

 

Cardiochirurgo Steven Murphy, oftalmologo Anna Murphy: bellissimi e ricchi. Una casa enorme ed immacolata, un quartiere esclusivo, una coppia di figli, maschio e femmina per fare il paio, una macchina formato navicella. Yorgos Lanthimos sguazza nello stereotipo della famiglia americana alto-borghese. Una famiglia che nasconde, dietro la maschera di perfezione, i soliti peccatucci, e tra questi, uno più grave di altri. Molto più grave. Un paio di cocktail di buon mattino sono la probabile causa di un intervento al cuore costato la vita ad un uomo di 46 anni, qualche anno prima. Forse era solo destino, forse un cuore malato più fragile di altri. La medicina deve scontrarsi spesso con variabili che nemmeno il più abile chirurgo riesce a controllare, intanto però Steven ha smesso di bere serbando il ricordo "dell'incidente" che, nonostante tutto, non ha avuto alcuno strascico legale, nessuna inchiesta interna.
Ma poiché un chirurgo è pur sempre un uomo, anche il più freddo e razionale come il dr. Murphy deve fare i conti con il rimorso che si fa largo un po' alla volta. Il medico, l'uomo di scienze non riesce più a stabilire se la colpa sia imputabile alle procedure adottate, alle condizioni cliniche dell'uomo o, per l'appunto, ad un comportamento deontologicamente sbagliato. Così cerca di alleviare il senso di disagio, frequentando, di tanto in tanto Martin, il figlio del paziente deceduto, al quale dispensa regali e consigli nel tentativo di far tacere il proprio "io interiore". Da lì a poco il ragazzo si incunea con maggior decisione nelle crepe ben nascoste della famiglia Murphy. Viene invitato a casa e ne conosce i componenti, in particolare la figlia Kim che frequenta di nascosto plasmandone il pensiero. La presenza di Martin diventa sempre più ingombrante mentre la logica del ragazzo risulta fredda e calcolatrice rivelando possibili disturbi della sfera sociale. Gli incontri occasionali diventano sempre più frequenti e indesiderati portando a complicanze impreviste per i protagonisti.

 

Barry Keoghan, Colin Farrell

Il sacrificio del cervo sacro (2017): Barry Keoghan, Colin Farrell


Quando il film di Lanthimos sembra avviato, prevedibilmente, verso i binari del thriller, grazie ad una messa in scena glaciale e ad un sapiente uso delle musiche e delle luci, il registra greco cambia improvvisamente direzione al suo lavoro piegando verso significati onirici che non credevo e che sono il preludio di un'attenta indagine psicologica. Lanthimos rimane nel terreno della rappresentazione del senso di colpa ma non avrei immaginato che il giovane Martin diventasse, egli stesso, allegoria, rappresentazione carnale, del rimorso. Ed effettivamente tutto ciò ha un senso logico e razionale. Ognuno di noi ha avuto a che fare, una volta nella vita, con il dispiacere causato da un'azione sbagliata. Dapprima cerchiamo di giustificare razionalmente l'accaduto come avviene per il dottor Murphy. Ma pian piano, quando le impalcature della nostra coscienza iniziano a scricchiolare, cerchiamo di placare i nostri sentimenti attraverso delle imposizioni (non farò più questa cosa, non andrò più in quel posto, mi occuperò di, etc, etc...), una sorta di punizione che ci permette di espiare la colpa.
Quando Steven non riesce più a vivere la sua splendida vita, il rimorso (Martin) che galoppa a briglie sciolte verso di lui viene rallentato da piccoli gesti (gli appuntamenti in ospedale, l'orologio in regalo, le passeggiate) ma ad un certo punto lo scalpiccio diventa sempre più intenso, sempre più forte. Il sentimento si è già insinuato. Le azioni più semplici non bastano più. "Martin" ci ricorda in ogni momento quello che abbiamo fatto.
Noi stessi fantastichiamo di rinunciare ai nostri privilegi, al nostro stile di vita, oppure a dedicarci ad una causa benefica. Tutto per far tacere la coscienza. Nei casi più gravi immaginiamo di prendere il posto di qualcuno che è morto per circostanze che imputiamo a noi stessi. Saremmo disposti a tutto pur di riparare. Qualcuno pensa agli estremi rimedi, come il suicidio.
L'unico modo di far tacere Martin è assecondare la sua atroce richiesta di morte. Perché il senso di colpa non si estirpa da se (i morsi autoinflitti da Martin), nemmeno con l'aiuto di qualcuno (Anne che libera il ragazzo rinchiuso). Il rimorso richiede vendetta e nulla può farlo tacere, solo un tributo enorme. Un tributo che però può accontentare qualcuno (Steven, forse Anne) ma potrebbe scontentare altri (lo sguardo finale della ragazza lo confermerebbe) causando una spirale di sensi di colpa da cui risulta difficile uscire e che porta a nuove processi di annientamento.

Il lavoro di Lanthimos è sicuramente molto cerebrale e appare distaccato e freddo. Non conoscendo il suo lavoro non so dire se questo sia il suo stile usuale. Nella fattispecie, tutta questa patina di controllo e perfezione (dalle inquadrature alla recitazione, passando per la scenografia) rende il film simile ad un'operazione chirurgica, e in ciò il regista gioca un po' con il ruolo dei suoi personaggi e forse della scienza stessa. Difficile che possa piacere a tutti. Quanto a me ho trovato il film decisamente affascinante per il contenuto e l'analisi della colpa sviluppata dal regista. Analisi che mi ha chiesto qualche giorno di interiorizzazione. Sicuramente si presenta di non facile lettura e disturbante nelle scene più estreme che tuttavia non reputo fuori luogo.

Per me promosso, ora attendo con ansia l'uscita in sala del suo nuovo film, spero in concorso a Venezia.

 

Cinema Eliseo - Lonigo (VI)

 

Nicole Kidman, Colin Farrell

Il sacrificio del cervo sacro (2017): Nicole Kidman, Colin Farrell

 

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