Regia di Yorgos Lanthimos vedi scheda film
Lanthimos si appropria dell'immaginario deviato della famiglia borghese e con brillante maestria crea un'opera inquietante e suggestiva.
La sequenza iniziale si svolge all'interno di una sala operatoria in cui il protagonista, l'attore Colin Farrel che interpreta un cardiologo di fama, sta eseguendo una operazione chirurgica dove viene mostrato un cuore pulsante in primissimo piano e, terminata la quale, l'uomo getta i guanti sporchi di sangue dentro un cestino dell'immondizia che la telecamera inquadra nel dettaglio.
Subito dopo, si scopre che egli ha instaurato una ambigua ed anomala amicizia, dalle connotazioni pseudo-paterne, con un adolescente foruncoloso e strambo, con il quale passa ore del suo tempo libero in mere attività.
Il giovane orfano di padre, con il passare dei giorni, tenderà a diventare sempre più invadente cercando il dottore in ospedale anche durante i turni lavorativi.
Presto scopriremo che la vicenda sembra ripresa da un libro del Vecchio testamento e che la figura del giovane potrebbe essere associata a quella di un profeta biblico in cui si sprofonda inevitabilmente in un epilogo dalla forte connotazione spirituale e simbolica, indecentemente spiazzante.
Dopo il 'poderoso' incipit iniziale la storia vera e propria procede lentamente sia nel mostrare i vari personaggi sia nello svelare il vero intento dello strano giovane riuscendo a creare un clima di forte tensione e di suspence che denota quanto il regista abbia ben chiari gli strumenti e le dinamiche che servono a far sprofondare nel climax torbido anche lo spettatore più abituato a questo cinema permeato da un insano sadismo.
L'uso che Lanthimos fa della macchina da presa è rigoroso ed invasivo, la cura nei dettagli diventa maniacale, le inquadrature iconografiche, il perfetto uso delle carrellate e le musiche scelte come sottofondo, solitamente pescate nel patrimonio sinfonico classico, risultano magistrali.
Opera che potrebbe essere genericamente intesa come un sofisticato mezzo usato come spunto per porsi domande sulla ragione stessa dei termini punizione e vendetta sempre all'interno, come consuetudine del regista, di un menage familiare tipico borghese in cui l'ambito domestico e i rapporti di forza che si creano vengono vivisezionati e denudati dei suoi rituali e dei propri privilegi; l'istituzione famiglia smembrata fin dalle fondamenta.
Tutto ciò più che sufficiente, se ce ne fosse stato ulteriore bisogno, per 'accostare' il genio greco ad altri più affermati autori che lo hanno preceduto e che fanno o hanno fatto del forte impatto sia visivo che psicologico un loro 'marchio distintivo', solo per citarne alcuni: Pasolini (il cui 'Teorema' ricorda molto questa pellicola), Haneke e Von Trier.
Plauso all'attore principale, forse nel ruolo della vita ed a una Nicole Kidman che qui si mette a nudo senza reticenze (come per Kubrick) in una interpretazione senza fronzoli ma essenziale ed incisiva.
Freddo, glaciale e profondamente scorretto!
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