Regia di Jeffery Scott Lando vedi scheda film
Inenarrabile scemenza scritta, girata, interpretata e montata da cani rabbiosi. Interazioni internet -tra Roboshark e una ragazza- con messaggi da bimbominkia ed effetti speciali in stile Max Headroom, per uno dei più inguardabili film mai concepiti. Dire brutto è dire niente...
Uno strano satellite (illuminato come un albero di Natale) in caduta libera da un'astronave aliena, precipita nel bel mezzo dell'Oceano, finendo tra le fauci di uno squalo. L'animale non solo si trasforma in robot, ma può emergere dal sottosuolo comparendo all'interno di un centro commerciale di Seattle. Trish (Alexis Peterman), una eccentrica giornalista (del meteo!) accompagnata da un operatore e dalla figlia Melody (Vanessa Grasse), si trova più volte di fronte alla creatura meccanica ma non solo: Melody riesce a dialogare con lo squalo, perché quest'ultimo è presente con diversi profili sui Social Network, da Twitter a Facebook (in uno troneggia la frase rubata all'extraterrestre ET: "Telefono, casa")! Intanto le forze militari le tentano tutte: prima coinvolgono Bill Gates nel (vano) tentativo di stabilire un contatto con la creatura (facendo ricorso ad un drone illuminato, diffusore di una melodia musicale); quando il genio del PC finisce tra le fauci meccaniche di Roboshark, la "volpe" dirigenziale dell'esercito sale sullo Space Needle, il monumento simbolo della città, dirigendo dall'alto l'attacco -avanzato contro lo squalo corazzato- dei corpi speciali.
"Ha divorato Bill Gates! Non ho mai ripreso una cosa così... maledetti miliardari, sempre nel mezzo!" (L'operatore che sta documentando il tentativo di dialogo meta-tecnologico, poi finito in spuntino per lo squalo robot)
Non ci sarebbe nulla da aggiungere, alla indicativa trama, su un film demenziale come questo Roboshark, produzione bulgaro-canadese di una bruttura pressoché inarrivabile. Se nelle intenzioni di Jeffery Scott Lando (regista e sceneggiatore di questa perla) il film voleva essere una commedia, il risultato fallisce in tutto e per tutto finendo per deragliare nel grottesco più kitsch. Anzitutto a causa dei brutti effetti in CGI, poi per uno sviluppo frenato da dialoghi surreali, affiancati a comportamenti illogici. I protagonisti sono macchiette (la reporter in cerca di gloria, il militare ossessionato da missili e testate nucleari) ma non sono affatto divertenti. L'azione viene annichilita dall'ossessiva sovrimpressione di dialoghi via chat, smiles e likes su YouTube o Twitter. Per non citare l'allucinato risvolto tecnologico, con Roboshark presente in diversi social e in grado di... messaggiare con emoji (dannazione, anche gli alieni mandano faccine!). L'unica speranza -per un cinema più sano- è che qualcuno, munito di camicia di forza, dia la caccia all'indefinibile, nonché indifendibile, cineasta artefice di cotanta follia. Una volta raggiunto, Jeffery Scott Lando dovrebbe essere poi messo in condizione di non fare più danni con le macchine da presa...
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