Regia di Fausto Brizzi vedi scheda film
In Francia hanno "Les Tuche", noi abbiamo i Tucci: pater familas mozzarellaro col sogno della Formula 1, madre casalinga ossessionata dai germi, zio perito agrario disoccupato con la passione per gli innesti, figlia maggiore grammaticamente rivedibile che parla ad hashtag, nonna teledipendente e figlio minore (Kevi, senza enne) dotto e acculturato che si tramuta nel deus ex machina della vicenda. Che fanno sti Tucci? Vivacchiano, bisticciano e friggono supplì, poveri in canna ma felici nella loro semplicità, finché un giorno vincono cento milioni di euro alla lotteria. Saranno ricchi, ma poveri? O dei poveracci coi soldi?
Il film si evolve su questi interrogativi, in maniera semplice, ma scorrevole e lineare. La commedia delle differenze regionali si mischia all'ironia su proletariato e alta borghesia, con qualche deviazione saltuaria sulla commedia degli equivoci tanto cara al pubblico del cinepanettone. De Sica è il capocomico che giostra al meglio l'allegra brigata, sorretto da una brava Lucia Ocone, che si destreggia benissimo sia in tv che al cinema, al pari del collega imitatore Ubaldo Pantani, nei panni di un azzeccatissimo maggiordomo di classe e impassibile da commedia americana, ma al contempo caustico e tagliente. Uno dei personaggi migliori.
Fa piacere rivedere la Mazzamauro in sala, insieme a un paio di citazioni da Fantozzi che, a dirla tutta, speravo comparissero. Molto godibile anche il personaggio di Brignano. Per l'appunto, ciò che mi ha ben impressionato è che ogni personaggio ha un suo percorso e una buona caratterizzazione che ti ci fa affezionare. Anche i caratteristi fanno la loro parte, sono ben dosati e corroborano la forza comica del film. Si va dal sempre piacevole e greve Stefano Ambrogi, alla coppia radical Casiraghi-Raznovich.
Che dire, un buon prodotto: nonostante qualche difettuccio in scrittura e qualche momento non gestito al meglio, il film va per la sua strada, racconta la sua storia, regala risate e si prende pure la libertà per qualche battuta azzeccata sui nuovi ricchi da parte del già citato Pantani. Non so quanto della commedia francese su cui il film è basato sia stato effettivamente copiato: se "Les Tuche" è solo l'ossatura, il lavoro di Brizzi e Martani è stato davvero di buon livello.
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