Regia di Fausto Brizzi vedi scheda film
I Tucci, una famiglia allargata di burinazzi romani, vincono 100 milioni alla lotteria. Pur cercando di far finta di niente, i Tucci cominciano subito a dare pesantemente nell'occhio, incapaci di gestire con sobrietà il nuovo status sociale.
"Il povero lavora come un mulo, ma al ricco glielo ficca sempre in culo": la saggia morale di questa pellicola è mirabilmente riassunta dalle ultime parole di Christian De Sica, chiosa quantomeno onestamente aderente ai contenuti del lavoro. Un'accozzaglia di banalità, barzellette, battute da caserma, situazioni prevedibili, personaggi monotematici: verrebbe da pensare che l'unica novità in tutto questo siano i capelli ricci e biondi sporchi di De Sica, perchè in effetti tutto il resto risulta già visto (c'è perfino la Mazzamauro che manda baci sensuali a Gabriel Garko, al posto del Paolo Villaggio della saga di Fantozzi). Fra gli altri interpreti: Enrico Brignano, Lucia Ocone, Bebo Storti, Lodovica Comello, Fabrizio Nardi e Federica Lucaferri, con un cameo di Al Bano costretto a cantare Felicità; in sceneggiatura Fausto Brizzi è aiutato da Marco Martani. Non si va oltre ai toni e ai contenuti del classico cinepanettone: burinerie assortite e una facile morale che, come detto in incipit, lascia davvero poco allo spettatore se non lo sgradevole senso di aver perduto un centinaio di minuti del suo tempo; il finale poi suona del tutto posticcio, inserito a forza per dare un briciolo di quadratura a una storia in realtà fin troppo leggerina. Per Brizzi è ufficialmente superlavoro: nello stesso 2016 usciva in sala anche con Forever young. 2/10.
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