Regia di Alessandro Capone vedi scheda film
Un lunedì sera come tanti, quattro amici di lunga data si ritrovano per giocare a carte. I problemi del quartetto con le donne sconvolgono la serata al punto che viene deciso di convocare una prostituta per distendere la situazione.
Che si tratti di un testo teatrale portato al cinema è più che evidente: lo spazio ristretto di un salotto come pressochè unico ambiente, il numero ridottissimo di interpreti, i dialoghi impostati, colmi di retorica che Rosario Galli e il regista, nella sceneggiatura, non hanno ritenuto necessario limare e aggiustare più di tanto; Uomini sull'orlo di una crisi di nervi nasce insomma già gravato da palesi, insoffocabili difetti. E nel corso della visione la situazione peggiora soltanto: una vasta serie di battute fasulle asseconda atmosfere ad altissima prevedibilità, con personaggi monodimensionali inseriti in una narrazione telefonata dall'inizio alla fine; è chiaro da subito che i quattro amici protagonisti troveranno ragioni per litigare, riappacificarsi, commuoversi, divertirsi e infine lasciarsi come se nulla fosse successo, ma con qualche traccia di consapevolezza in più. Ma è proprio questa consapevolezza, il nucleo attorno a cui gira questo tipo di canovaccio, che in effetti manca nella pellicola: al termine della storia il quartetto di amici non sarà realmente più maturo o adulto o qualsiasi altra cosa si potrebbe presumere date le circostanze, non avrà risolto i propri problemi personali, nè i conflitti interni al gruppetto. E dire che la vicenda ricorda così da vicino Regalo di Natale (1986) di Pupi Avati, film dagli esiti decisamente migliori. Il cast: Pino Ammendola, Vincenzo Crocitti, Gianni Garofalo, Nicola Pistoia e Claudia Koll, lanciata un paio di anni prima da Tinto Brass in Così fan tutte e ancora nella fase porcellona della sua carriera. A conti fatti l'unico che pare al suo posto è Crocitti, buon caratterista romanesco, sempre abile nel tratteggiare personaggetti mediocri e stupidotti: ma nell'economia di un intero film, è un po' pochetto. Secondo lungometraggio di Alessandro Capone per il cinema, dopo Streghe, del 1989. 2/10.
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