Regia di Sergio Citti vedi scheda film
Apologo sognante sulla povertà, parametro sociale traslato nel concetto di 'fame'. Fra il delicato ed il delirante, Citti prende un manipolo di attori dei suoi (il fratello, Davoli, Benigni e la Carlisi - non esattamente bravissima - e nel finale c'è posto pure per Gaber!) ed intesse una trama di grottesca efficacia, dove i 'poveri' non sono affatto tali di spirito e sono molto più numerosi di quanto si potrebbe supporre. Ed è proprio la risorsa morale quella che tiene in vita il 'povero', anello sfortunato della catena alimentare, spettatore inconsapevole della propria fame. Citti non manca, nella sua retorica bizzarra ma pregna di idee, di criticare la società, e come sempre lo fa 'dal basso', dal punto di vista dei meno abbienti in ogni senso. Divertente, lunghissimo (tre puntate da un'ora per la versione tv) ma mai pesante, ironico e malinconico.
In uno scenario desolato di campagna due affamati viandanti risalgono l'Italia partendo dal Lazio ed aggregando loro simili. Ma il pasto tanto agognato sembra non arrivare mai.
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