Regia di Sergio Citti vedi scheda film
TFF 41 - RETROSPETTIVA SERGIO CITTI "Ammazza quanto cielo c'è!!!"
Si può essere brutti, sporchi, cattivi, ma soprattutto affamati, e anche contemporaneamente poeti.
Poeti ignoranti, ma affamati di vita. In tutte le accezioni possibili.
"Se magna, se beve, e poi se fa er vento!!" Due poveracci (Franco Citti e Ninetto Davoli) che frugano nei bidoni dell'immondizia rubando i resti ai cani randagi, si uniscono ad un sedicente maestro scroccone (Roberto Benigni), già noto alle forze dell'ordine per l'assiduità nel girare i ristoranti, mangiare copiosamente, e poi dileguarsi al momento di pagare.
"La fame è come l'onda del mare...va e viene..."
Tra una truffa e l'altra, i tre famigerati scrocconi romani finirànno per girare il Centro Italia, fra Toscana e Emilia, facendo del cibo la loro unica forma di progetto di vita, e collezionando un fallimento dietro l'altro, anche quando sarà giunti il momento di farsi accompagnare e nell'aldilà da un traghettatore un po' confuso (Giorgio Gaber).
"La fame è un'illusione...basta non pensarci...".
In questa riuscitissima epopea della fame, prodotta in tre puntate da 50 minuti ma distribuita originariamente anche al cinema in versione ridotta, si ritrovano tutte le tematiche tipiche della poetica di Sergio Citti.
La fame su tutte, ma anche la collaborazione tra miserabili, la poesia che nasce dalla schiettezza e dalla sporcizia, l'avidità dell'uomo che accumula per poi ritrovarsi più affamato ed indigente di prima.
Il minestrone è un'opera straordinaria, soprattutto se si considera come prodotto concepito per la tv in quei primi anni '80 così diametralmente opposti dai vincoli e dalle maglie di una programmazione odierna che non potrebbe mai nemmeno concepire una possibilità di libertà e schiettezza di pensiero da poter proporre lungo una prima serata oggi riservata a ben altre volgarità da reality show.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta