Regia di Miguel Ángel Vivas vedi scheda film
A distanza di soli nove anni una coproduzione di certa sostanza economica vede tornare sulla scena la madre mancata e folle di Inside. Ma al posto dei due autori francesi (Bustillo e Maury) in sceneggiatura c'è Balagueró e in regia Miguel Ángel Vivas: prevale quindi l'impianto censorio tipico di certo recente, e addolcito, horror spagnolo.
In macchina con il suo ragazzo, Sarah (Rachel Nichols) si distrae facendo riferimento al suo stato di gravidanza. In una frazione di secondo si scatena l'inferno: un incidente tragicamente mortale, nel quale perde la vita il compagno. In seguito Sarah, che ha riportato gravi danni all'udito, cerca di riprendersi dal traumatico evento ma, nonostante le insistenze del vicino, rifugge la compagnia dei conoscenti anche per la vigilia di Natale. Rimasta sola, sul tardi sente bussare alla porta: è una donna sconosciuta (Laura Harring) che fa strane allusioni, conoscendo dettagli intimi e personali. Sarah ovviamente non apre la porta e, preoccupata, avvisa la polizia.
Nel 2016 Il regista spagnolo Miguel Ángel Vivas, con il supporto di Jaume Balagueró (qui in veste di sceneggiatore, dopo il precedente contribuito come produttore al brutto Summer camp) mette mano al remake del film di Bustillo e Maury, ovvero Inside (2007). Per l'occasione è stata avviata una produzione composta da maestranze ovviamente, dato il titolo di riferimento, francesi, quindi spagnole, inglesi e americane.
Tre sceneggiatori mettono mano allo script originale apportando modiche varianti, che andiamo ad elencare: Sarah qui non è una fotografa, è depressa dopo l'incidente ma non abbattuta come nel film originale, viene raggiunta -quando assediata dall'assassina- non dal suo datore di lavoro ma dal vicino di casa; ancora: la pattuglia di poliziotti è composta da due unità (non tre più un prigioniero). Come si vede, dunque, le varianti sono minime, insignificanti, come a dire nulle. Almeno per tre quarti di tempo, sul piano narrativo si ripercorre la sceneggiatura originale. Perché mai quindi questo remake non funziona per nulla? Perché sembra una "bella copia", edulcorata e ripulita, ad uso e consumo di una platea di pubblico molto più ampia. Allora via la violenza (ridotta ai minimi termini e quasi impercettibile) con scene degli omicidi tutt'altro che splatter e un finale buonista e accomodante, tranquillizzante, con la villain pentita e spinta ad una incredibile conversione.
Come è possibile concepire un remake così "indolore" -quasi (se ancora esistesse) da cinema parrocchiale- di un film che nella violenza grafica e nel pessimismo (con un finale nerissimo) ha il suo centro pulsante, il suo punto di forza? Sarebbe come rifare un giallo di Argento senza un assassino con mani guantate e rasoio; o un Emanuelle di Massaccesi senza nudo ed erotismo. Ovvero non avrebbe alcun senso. Proprio come questo remake, che senso proprio non ne ha, sia (soprattutto) se si conosce il film di Bustillo e Maury, sia se lo si guarda con occhi vergini, senza cioè avere visto l'originale del 2007.
In questa versione, oltre ad essere assente lo splatter, il ritmo è inchiodato da una regia televisiva e da interpretazioni per nulla convincenti. Prima tra tutte, proprio Laura Harring non è adatta al ruolo, risultando del tutto imparagonabile a Béatrice Dalle. L'unico aspetto migliorativo (se così si può dire) è dato dal fatto che in questo nuovo contesto piove sempre e -soprattutto- non ci sono riprese "interiori", ovverosia ci sono risparmiate le scene -tragicomiche- con il feto in computer grafica. Ma è una ben magra consolazione di fronte all'inutilità di una operazione puramente commerciale e disonesta, ovvero in grado di tradire la fonte di ispirazione, prediligendo una sorta di censura (visiva e morale) che rappresenta un vero e proprio controsenso. Questo Inside potremmo anche definirlo come frutto geneticamente modificato, risultato di... una produzione schizofrenica.
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