Regia di Zhang Yang vedi scheda film
FAR EAST FILM FESTIVAL 19 - UDINE
Tra la natura ancora incontaminata di un Tibet seducente come forse mai è capitato di riscontrare altrove in modo così seducente, uno strano scorbutico e violento brigante si convince, dopo una apparizione mistica, di dover percorrere una tortuosa faticosa via sui monti per raggiungere un luogo sacro ove deporre un amuleto sacro che una bimba si è accidentalmente lasciata sfuggire di mano e che, per circostanze probabilmente non casuali, è finito in bocca ad un cervo cacciato dal medesimo viaggiatore.
Assieme all'uomo prenderanno parte alla missione, dura lungo sentieri panoramici impervi, una bella pastorella stanca e sfiduciata del suo mestiere ed un bambino che nasconde doti sovrannaturali; oltre ad un cacciatore di taglie con cappello da vero cowboy, accompagnato lungo il pedinamento dei tre, dal suo fedele ed utile pastore tedesco di nome Generale.
Tra road movie e western ad ambientazione tibetana, il film maestoso e colmo di scene madri mozzafiato grazie ad un paesaggio che neppure sembra reale tanto ostenta una bellezza abbacinante, si perde in riflessioni e considerazioni ascetiche di difficile comprensione nel contesto di una storia che si vorrebbe sostenuta da punti narrativamente fermi come riferimento; riflessioni che riducono la trama probabilmente ad un mero pretesto per mostrarci un cammino interiore che porta verso un traguardo di pace e liberazione interiore che riusciamo in qualche modo solo ad intuire, non senza provare un certo fascino di fondo.
Basterebbe il sontuoso scenografico contorno per far restare nel cuore un film di cui riusciamo ad accettare i ritmi blandi e la storia quasi evanescente, che si perde in svolte poco comprensibili nell' arco di un contesto montano superbo, dove le amene valli ubertose tutte pascoli e macchie floreali, lasciano spazio senza tregua alle pendici più aspre ma non per questo meno seducenti, di catene montuose minacciose alle ragioni della umana sopravvivenza, ma sfidanti ed ideali per saggiare la validità di un percorso di redenzione interiore.
A volte la potenza dell'immagine riesce, come in questo caso, a farci abbandonare emozionalmente all'esclusivita' di una scenografia che inebria e sazia laddove il racconto si avvolge su se stesso rimanendo inerte ed irrisolto.
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