Regia di Maysaloun Hamoud vedi scheda film
Tre ragazze palestinesi condividono lo stesso appartamento a Tel Aviv: Leila (Mouna Hawa), di professione avvocato, fumatrice accanita (con una certa predilezione per gli spinelli), vive una storia travagliata con il proprio ragazzo, che poi si rivelerà sessista; Salma (Sana Jammelieh), di professione deejay, nasconde alla sua famiglia profondamente cattolica la sua relazione lesbica con Dounia (Ashlam Canaan); Noor (Shaden Kanboura), studentessa universitaria di informatica, è vessata dal prepotente, ottuso e (si dimostrerà nel corso della narrazione) violento fidanzato che, professante la fede islamica, vorrebbe imporre alla ragazza il matrimonio il più presto possibile, in modo che lasci la convivenza con le altre ragazze, da lui, in tono pesante, apostrofate come 'puttane', per il semplice fatto che vivono all'occidentale.
'Libere, disobbedienti, innamorate', terribile titolazione nostrana dall'originale 'Bar Bahar', ossia 'In Between', Nel mezzo, riferito alla condizione di Noor, è l'opera prima di Maysaloun Hamoud, vertente per l'ennesima volta sulla condizione femminile in un paese mediorientale: tema questo risaputo, trattato meglio ad esempio dalla coppia Shlomi - che la neoregista dice essere sua fonte di ispiraizone - e Ronit (alla quale il film è dedicato) Elkabetz nello splendido 'Viviane', reso in una trama dallo sviluppo prevedibile e dall'ancor più schematica definizione di tutti i personaggi, con da una parte le due ragazze 'occidentalizzate' e dall'altra la neocoinquilina Noor che porta il velo ed è sottomessa, fino al momento in cui accade un fatto cruciale, al fidanzato, ed in secondo piano tutte le persone che ruotano attorno alle tre; dagli amici festaioli delle prime due, in contrapposizione alla famiglia ultraconservatrice cattolica di Salma, che fa il paio con il ragazzo di Leila, che alla prima occasione le rinfaccia il fatto di essere donan, e ancor più con l'anzidetto compagno di Noor.
Se a livello di tematica il film rimesta nel già visto, dal punto di vista stilistico è basato su sequenze molto dialogate e tirate troppo per le lunghe, ad eccezione di un paio di riuscite scene - non parlate - avente come protagonista la soggiogata Noor con, nel primo caso l'uomo che dice di amarla ma approfitta di lei e nell'altro, che ne fa da contraltare, dove la giovane letteralmente si 'spoglia' dei suoi abiti e, come in un simbolico gesto di purificazione, fa un bagno nel mare.
Difficili da giudicare gli interpreti - i cui volti sono espressivi - a causa di un doppiaggio a dir poco pedestre.
Voto: 5,5.
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