Regia di Adrian Sitaru vedi scheda film
Il film non vuole essere una lampante denuncia sulle forti tematiche trattate, ma semplicemente una riflessione sul comportamento che ognuno di noi ha ogni giorno nei confronti del prossimo.
Questa pellicola, diretta dal regista rumeno Adrian Sitaru, a primo impatto (e in particolare per la prima parte dello svolgimento) appare spesso lenta e quasi claudicante, ma nonostante ciò ha il pregio di mostrare senza pregiudizi alcuni aspetti che sono tendenzialmente molto conosciuti ai più, ma in maniera spesso superficiale e prevenuta: la prostituzione minorile e la tratta delle persone (in particolare da certi paesi, quali in questo caso la Romania). Entrambi vengono trattati come elementi narrativi, a scopo di una ricerca introspettiva da parte del protagonista, il "fixter" che, tramite storie di abusi più altisonanti e palesi, si rende conto che lui stesso perpetra quotidianamente piccole vessazioni su chi gli sta accanto (in primis il figlio della compagna).
Il film non vuole essere una lampante denuncia sulla prostituzione minorile, sulla condizione di miseria di alcuni parti del paese o sulla critica ai media (spesso ingordi di notizie, anche a scapito delle vittime), ma semplicemente una riflessione sul comportamento che ognuno di noi ha ogni giorno nei confronti del prossimo.
Questo è solo uno dei tanti livelli di lettura che il film suscita nello spettatore, grazie soprattutto all'ottima interpretazione degli attori, in particolare del protagonista e della baby-prostituta (la scena dell'intervista alla ragazzina e’ estremamente coinvolgente e ricca di pathos).
Il tutto è reso con delicatezza ma allo stesso tempo schiettezza, sebbene il prodotto finale pecchi spesso di mancanza di scorrevolenzza nella narrazione, che potrebbe facilmente sembrare noiosa e priva di momenti veramenti salienti.
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