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Fixeur

Regia di Adrian Sitaru vedi scheda film

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La recensione su Fixeur

di supadany
6 stelle

Tff 34 – Festa Mobile.

Da qualche anno a questa parte, il cinema rumeno continua a sfornare nuovi talenti, portando a casa riconoscimenti importanti dai principali festival internazionali; anche Adrian Sitaru mette in mostra uno sguardo puro, riesce a incorniciare personaggi e significati, ma Fixeaur genera comunque anche qualche perplessità.

Radu (Tudor Istodor) è un trentenne che sogna di entrare a far parte del giornalismo francese; per fare in modo che questo sogno si tramuti in realtà, mette in campo il massimo impegno possibile. L’occasione propizia potrebbe arrivare con il caso di una giovanissima prostituta, ma per arrivare allo scoop ci sono parecchi ostacoli, burocratici e morali, da raggirare.

 

Tudor Istodor

The Fixer (2016): Tudor Istodor

 

Per avere successo e conseguire degli obiettivi, occorre necessariamente avere passione, impegnarsi anima e corpo e sapere in che direzione si vuole andare. Nella vita però c’è anche altro, la tendenza porta alla rimozione, ma in quanto esseri umani dovremmo anche imporci dei paletti da non valicare, comunque vadano le cose, onde evitare di pentirci amaramente. Non sempre abbiamo l’occasione per rimediare.

Adrian Sitaru ha ben chiari il punto di partenza e quello di approdo, nel mezzo però si trova un po’ di tutto.

Può essere piacevole riudire la voce di Edith Piaf, un atto di teppismo estemporaneo può segnare la scena, così come possono rapire l’attenzione alcuni tratti culturali della società rumena, ma sommati ad altro, sembrano prima di tutto riempitivi, lontani dall’essenzialità.

Fixeaur fatica parecchio a ingranare, la sua spina dorsale si consolida solo dopo parecchio (troppo) tempo, quando ormai sembra essere già troppo tardi per riparare alla situazione, con anche un tira e molla che assume dimensioni prossime all’estenuazione.

Invece, tutto d’un tratto ecco esplodere i conflitti, tra il giornalista (interesse) e la suora (etica), l’informazione contro lo scoop, il lavoro che invade la vita privata.

Uno scatto d’orgoglio che induce moti decisivi, applicando le regole morali per condurci in un porto caloroso, come solo un abbraccio di una persona cara può essere, con una confessione che ci ricorda quanto conti scoprire quali sono le cose realmente importanti.

Un approdo tra una vasca di nuoto (spirito di competizione) e un frontale con una ragazza irrimediabilmente compromessa (la vita, quella vera) che sintetizza significati tremendamente comuni, recuperando abbondantemente il tempo perso, o più semplicemente non sfruttato con altrettanta intensità.

La pazienza a volte premia.

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