Regia di Stephen Frears vedi scheda film
Vittoria e Abdul (2017): locandina
VENEZIA 74 - FUORI CONCORSO
Durante il suo lunghissimo periodo da regina (il suo trono si merito' a pieno diritto la definizione di "era vittoriana") del Regno Unito, ma pure della colonia indiana, la regina Vittoria ebbe modo di incrociare il suo regal sguardo con quello di Abdul Karim, un addetto ad un ufficio anagrafico della immensa colonia inviato, grazie al sua pregevole aspetto e alla sua non comune statura, a consegnare alla regnante una onorificenza in occasione di un giubileo inerente proprio l'anniversario del possedimento indiano.
L'affronto del ragazzo, che, nonostante le raccomandazioni ricevute al riguardo, non riesce a non guardare in volto la regnante (pratica totalmente vietata in quanto irriverente nei confronti di sua maestà), conquista velocemente quella anziana donna scorbutica, annoiata, malata e sovrappeso (per auto-ammissione della stessa regnante).
Vittoria e Abdul (2017): Judi Dench
Vittoria e Abdul (2017): Ali Fazal, Judi Dench
Il loro sara' un amore platonico duraturo che gettera' nel panico e creerà malcontento e scompiglio attorno alla invidiosa e parassita corte della sovrana, fino a costringere l'uomo ad essere malamente rimpatriato al momento del decesso di Vittoria.
Una vicenda sentimentale che condivideranno sembra perfetta per una trasposizione cinematografica acchiappa pubblico e consensi.
Peccato che tocchi a Frears, da anni ahimè votato alla ragione commerciale - pur con prodotti essenzialmente dignitosi - occuparsi di tutto ciò: peccato per il regista perfetto che è stato fino a qualche anno fa, non per il risultato in sé, che appare professionale e così perfetto da risultare totalmente convenzionale e prevedibile in ogni scena, situazione, avvenimento.
Come perfetta, ma pure scontata, appare la grande Judy Dench, a cui è francamente impossibile non pensare nel voler raffigurare la longeva regina britannica.
Vittoria e Abdul (2017): Judi Dench, Ali Fazal
Vittoria e Abdul (2017): Judi Dench
Ma tutta questa perfezione, tutta questa compostezza, tutto questo sviluppo che invoglia alla spigliatezza e al simpatico appeal di una prima parte brillante e di un seguito melodrammatico e pessimista, rende l'intera operazione un prodotto senza anima e senza sorprese.
Il tocco del Frears-maestro si apprezza in alcuni dettagli sparsi qua e là, come l'inizio e la fine in cui la ripresa si concentra sulla camminata ed i piedi di Abdul, veloce all'inizio ed affaticata al termine, secondo il comprensibile scorrere di una vita, e condizionata in entrambi i casi da stati d'animo influenzati dal vigore e le prospettive ottimiste legate alla giovinezza e alla baldanza, come dal pessimismo del fine vita e dall'amarezza di quanto colto dall'avventura di vita maturata presso la Corona britannica: al servizio di Sua Maestà la Regina.
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